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Ford ora taglia del 30% gli stipendi dei manager

di Andrea Malan

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26 Febbraio 2009

Ford taglia gli stipendi dei dirigenti e prepara un nuovo piano di incentivi alle dimissioni, mentre General Motors e Chrysler negoziano a Washington i rispettivi piani di salvataggio.
L'azienda guidata da Alan Mulally ha deciso di ridurre il compenso dell'amministratore delegato per il 2009 e il 2010 del 30% rispetto a quanto percepito l'anno scorso. La misura si applica anche al presidente Bill Ford; quest'ultimo, che non riceve alcun pagamento dal 2005, dovrebbe tornare a ricevere un compenso proprio dal 2008. Ford, che aveva già tagliato i bonus 2008, avrebbe anche deciso di fare nuove offerte di prepensionamento a tutti i 42mila salariati e di congelare i bonus di tutti i dipendenti. Queste ultime misure non sono ancora state rese pubbliche. Ford intanto, che ha messo in vendita la casa svedese Volvo, potrebbe ricevere tre offerte entro poche settimane; è quanto scrive il quotidiano di Stoccolma Dagens Industri, secondo il quale due offerte sarebbero cinesi e una europea.
La Ford, a differenza delle due rivali, non ha finora fatto ricorso agli aiuti statali: non è quindi vincolata come loro dai limiti imposti per legge ai compensi dei manager. A partire dal 2009 Chrysler e Gm (se otterranno gli aiuti chiesti) dovranno porre un tetto di 500mila dollari ai compensi complessivi dei dirigenti. Quelli di Chrysler non sono noti: il numero uno Bob Nardelli è stato assunto con uno stipendio di un dollaro, ma è probabile che riceva da Chrysler compensi in altra forma (l'azienda, che non è quotata, non è tenuta a rivelarli). Per Rick Wagoner e Fritz Henderson, i due top manager della Gm, il tetto a 500mila comporterebbe una riduzione del 70% circa della paga rispetto a quanto incassato nel 2007 (il dato 2008 dovrebbe essere reso noto oggi con il bilancio dell'anno e del 4° trimestre). In Francia la concessione del maxiprestito a Peugeot e Renault non è stata per ora accompagnata da limiti formali ai compensi dei dirigenti, anche se più volte Sarkozy e i suoi ministri si sono scagliati contro le remunerazioni eccessive.
In questi giorni sono iniziati i faccia a faccia tra i dirigenti dei due gruppi automobilistici e la task force designata dal presidente Barack Obama per supervisionare la ristrutturazione di Detroit: al centro delle trattative i piani presentati dai due costruttori. Il governo dovrà decidere se e quante risorse stanziare o se costringere le società al fallimento pilotato, con il Chapter 11. Ieri è stata la volta della delegazione Chrysler, guidata da Nardelli, di volare a Washington per un incontro, fra gli altri, con Steven Rattner – l'ex banchiere che guida il team auto del Tesoro Usa – e il superconsulente Ron Bloom. Oggi toccherà a General Motors la quale, come detto, renderà anche noti i risultati 2008 che vedranno il quarto rosso consecutivo. Secondo gli analisti le perdite nel solo quarto trimestre supereranno i 7,5 miliardi di dollari, ma la prospettiva non sembra aver spaventato Wall Street: a un'ora dalla chiusura le azioni Gm guadagnavano il 15%. La controllata svedese Saab, che ha portato nei giorni scorsi i libri in tribunale, ha dovuto bloccare ieri la produzione perché ha finito i fondi. Un'eventuale bancarotta dell'intera Gm potrebbe procurare compensi da record a tutti i consulenti che ci lavoreranno sopra: Lynn LoPucki, docente di diritto fallimentare all'Università della California, stima in 1,2 miliardi di dollari gli onorari che potrebbero finire nelle tasche di banchieri, contabili e avvocati.

COMPENSI DELL'AUTO

Gm, Chrysler e Ford
Se otterranno gli aiuti chiesti al Governo americano, i compensi dei rispettivi top manager saranno ridotti a 500mila dollari annui fissato dalla recente legge. Rick Wagoner e Fritz Henderson, della Gm, incassarono nel 2007 circa 2 milioni di dollari a testa. Bob Nardelli, della Chrysler, ha uno stipendio di 1 dollaro ma i bonus non sono noti. La Ford guidata da Alan Mulally (nella foto) ha deciso di ridurre il compenso del Ceo del 30%

Peugeot e Renault
Nell'erogare i prestiti a Peugeot e Renault, il Governo francese non ha posto condizioni sui compensi, ma ha fatto pressioni per un contenimento. Il numero uno di Renault, Carlos Ghosn, ha avuto nel 2008 un compenso falcidiato dal venire meno di stock option

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