Sarebbe uno dei fronti su cui più si possono abbattere i costi che innalzano le tariffe della Rca. E invece ne è uno dei punti più complessi e opachi. Sulla riparazione dei danni ai veicoli, le compagnie assicuratrici hanno fatto poco e ora, sottovoce, commentano un'iniziativa altrui che potrebbe far crescere ancora i costi. Hanno fatto poco perché ancora poche sono le offerte di polizze che vincolano l'assicurato a far riparare presso un'officina convenzionata i danni che eventualmente subirà, il tutto in cambio di uno sconto. Da oltre dieci anni gli esperti fanno notare che le compagnie sono grandi clienti di ricambi e riparazioni, ma sinora sono pochi i casi in cui hanno messo su organizzazioni davvero strutturate per far valere il loro potere d'acquisto (si veda Il Sole-24 Ore del 4 febbraio scorso). Come attenuanti hanno la bocciatura dell'Antitrust sull'iniziativa collettiva che avevano intrapreso come primo passo in quella direzione (l'accordo Ania-carrozzieri) e la complicata e mutevole liberalizzazione europea su ricambi e riparazioni (il Regolamento 1400 del 2002 noto col nome dell'allora commissario Ue Mario Monti).
Nel frattempo, alle compagnie non è sfuggito che in pochi anni al Nord (a partire dalla Liguria) molti carrozzieri si sono convenzionati con società. Per conto di queste, propongono ai danneggiati loro clienti una cifra disponibile subito e talvolta anche servizi apprezzati come l'auto sostitutiva per i giorni in cui quella dell'interessato è in riparazione; in cambio, il cliente cede alla società il suo credito verso l'assicurazione. A incassarlo penserà la società. E, visto che quest'ultima talvolta ha offerto l'auto sostitutiva anche in casi in cui la compagnia non la riconoscerebbe, il sospetto è che rientrerebbe nei costi aumentando altre voci di costo del risarcimento. Per ora, sono solo supposizioni degli operatori, tutte da dimostrare. Ma il fenomeno indica comunque che le compagnie sono indietro.