Nonostante la tante difficoltà (dalla crisi che si è abbattuta sugli States alla diatriba legale – conclusa con l'assoluzione piena – intentata da Tesla Motor, costruttore dell'altra sportiva elettrica americana) il progetto Fisker va avanti nei tempi previsti. Dopo il debutto in gennaio al Salone di Detroit, la Karma – prima sportiva di lusso ibrida plug-in – è pronta a entrare in produzione nello stabilimento finlandese della Valmet. L'avvio delle consegne è previsto per fine 2009 negli Usa e per l'anno successivo in Europa, la produzione a regime dovrebbe essere di 15mila unità all'anno.
Si realizza un altro "sogno americano". Cosmopolita e multietnico come il "melting pot" degli States: l'azienda ha sede a Irvine, California, il centro di progettazione (nel quale lavorano 200 tra ingegneri e designer) si trova a Pontiac, nel Michigan, ma il fondatore e presidente arriva dalla Danimarca, si chiama Henrik Fisker e nella sua lunga carriera di designer ha firmato supercar del calibro della Bmw Z8 e delle Aston Martin Db9 e V8 Vantage.
Non manca neppure un pizzico di italianità: due dei 65 milioni di dollari investiti dai finanziatori che hanno creduto nel progetto li ha versati Gianfranco Pizzuto, imprenditore altoatesino che si occuperà della distribuzione nel nostro Paese come presidente di Fisker Automotive Italia: «Prevediamo – dice – di venderne 800 nel 2010 e 1.500 l'anno successivo, a 80mila euro l'una. E contiamo di consegnare la prima Karma italiana a Milano».
Bella e filante come si conviene a una vera supercar sportiva, la vettura è lunga cinque metri, la velocità massima è autolimitata a 200 km orari, l'autonomia è di 560 km. Ottanta dei quali in modalità solo elettrica, grazie alla tecnologia ibrida Q-Drive sviluppata da Quantum Technologies e alla modalità plug-in, che consente di ricaricare dalla presa di corrente le batterie agli ioni di litio. Il motore a scoppio non serve alla trazione, ma solo alla ricarica delle batterie.