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per la moratoria mutui

di Maximilian Cellino

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4 marzo 2010
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Oltre 5mila in un solo mese. Tante sono le richieste presentate alle banche italiane per la sospensione del mutuo dall'avvio del «Piano Famiglie», l'accordo fra Abi e associazioni dei consumatori che dal primo febbraio scorso permette a chi ha subito un evento sfavorevole come la perdita del lavoro o la cassa integrazione di sospendere le rate per un periodo fino a 12 mesi. Un'iniziativa, nata sulla scia della moratoria sui prestiti per le piccole e medie imprese, che finora ha ricevuto l'adesione di 280 banche italiane.

Difficile per il momento stabilire quante di queste domande siano già andate a buon fine, anche perché l'iter che porta alla concessione del beneficio (15 giorni lavorativi per la valutazione dei requisiti e fino a 45 giorni per l'effettiva applicazione) è piuttosto laborioso. L'avvio è in ogni caso promettente, anche se forse da qualche parte ci si aspettava un ricorso maggiore all'agevolazione, che dopotutto rappresenta un'iniziativa unica in tutta Europa.

L'Abi stimava infatti un bacino potenziale di interessati compreso fra le 90mila e le 135mila famiglie a seconda delle diverse limitazioni applicate dalle banche aderenti. L'accordo di base prevede un tetto al reddito (40mila euro) e all'importo finanziato (150mila euro) che però molti istituti di credito hanno migliorato, come si può vedere anche nel grafico sopra.

In realtà alcune banche avevano già attuato autonomamente iniziative simili nei mesi precedenti, concedendo in molti casi la sospensione delle rate alle famiglie in difficoltà che ne avessero fatto richiesta: la moratoria, insomma, in molti casi era già partita in anticipo. Molti lettori che hanno scritto nelle ultime settimane a Mutui24 si lamentano tuttavia per i limiti imposti alle agevolazioni. Non è soltanto il tetto al reddito o all'importo finanziato a frenare le adesioni, ma anche il fatto che l'evento negativo (oltre alla perdita del lavoro, anche la morte o l'insorgenza di condizioni di non autosufficienza del sottoscrittore del prestito) deve essere avvenuto dopo il primo gennaio 2009.

«Sono in mobilità dal 2008 e mi sono visto rifiutare la richiesta, possibile che non venga preso in considerazione chi ha difficoltà maggiori e che non lavora da oltre un anno?», si chiede per esempio Stefano. Esiste poi un'intera categoria di soggetti, i lavoratori autonomi, che per come è congegnato in origine il «Piano Famiglie» è tagliata fuori a priori dalla moratoria. «La banca – segnala Alessandro – non ha accettato la domanda perché nell'accordo non sono inclusi i possessori di partita Iva anche se hanno chiuso l'attività. Visto che la moratoria è nata per dare una mano a chi non ha più reddito, mi chiedo se il lavoratore autonomo, cessando l'attività, non sia allo stesso livello del dipendente licenziato».

Sotto questo aspetto, va detto, qualche istituto di credito ha esteso la sospensione anche al «popolo delle partite Iva», così come a parole tutte le banche si dichiarano più o meno disposte a esaminare casi singoli in cui il cliente si dimostri in difficoltà, indipendentemente dai casi contemplati dal piano Abi-consumatori. Nella pratica, tuttavia, le testimonianze di comportamenti eccessivamente rigidi allo sportello si susseguono quotidianamente.

Alcune banche segnalano un ulteriore elemento di criticità, che riguarda l'incompletezza della documentazione presentata dai clienti allo sportello. Chi vuole usufruire della moratoria deve infatti allegare alla domanda una serie di documenti che vanno dall'eventuale lettera di licenziamento, alla copia della dichiarazione che attesta lo stato di disoccupazione resa dal Centro per l'impiego, fino alla documentazione comprovante l'ultimo reddito imponibile dichiarato degli intestatari del mutuo: richieste che evidentemente non tutti i clienti sono stati in grado di esaudire. Il termine per aderire al «Piano Famiglie» è il 31 gennaio 2011: il tempo per correre ai ripari, per banche e clienti, in fondo non manca.

4 marzo 2010
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