La mafia non si fa sfuggire nessun business. Nemmeno quello promettente delle energie rinnovabili. In particolare avrebbe messo le mani sulla realizzazione dei parchi eolici in Sicilia. È quanto emerge dall'inchiesta che stamani ha portato all'arresto di imprenditori e politici trapanesi. Si tratta di otto provvedimenti cautelari emessi dal gip del tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia, Piero Padova e Gino Cartosio.
Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri del Reparto operativo di Trapani e dagli agenti della polizia di Stato in servizio alla Squadra mobile di Trapani. L'indagine mette in luce le dinamiche politiche e imprenditoriali che si sarebbero formate in questi anni per la realizzazione di «parchi eolici» nella regione, in particolare nel trapanese. L'indagine è stata denominata «Eolo», ed analizza le dinamiche politiche e imprenditoriali che, in particolare, hanno spinto 'amministrazione comunale di Mazara del Vallo (ma anche altre amministrazioni locali) ad optare per un programma di progressiva espansione dell'energia eolica.
Alla base dell'inchiesta vi è un'imponente attività d'intercettazione. Il risultato più rilevante consiste nell'aver appurato che l'attività illegale di imprenditori e politici avrebbe avuto un imprimatur mafioso. I boss avrebbero controllato gli affari sull'energia alternativa, anche mediante l'affidamento dei lavori necessari per la realizzazione degli impianti eolici (scavi, movimento terra, fornitura di cemento e di inerti) per un affare di centinaia di milioni di euro ai quali si aggiungono, per la stessa entità, gli ingenti finanziamenti regionali di cui le imprese hanno beneficiato).