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La misura della parità per il fotovoltaico

di Marco Magrini

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22 ottobre 2009

La grid parity è il grande punto d'arrivo dell'industria fotovoltaica. Il traguardo verrà raggiunto il giorno in cui l'energia del sole sarà conveniente come l'energia dei combustibili fossili. Non sappiamo quando quella congiunzione astrale accadrà: anche se, sulla spinta del progresso tecnologico, sarà comunque inevitabile. Ma il guaio è che non sappiamo neanche come. E questo, è il grande dilemma di Giovanni Simoni.

Ingegnere, classe 1940, Simoni ha cominciato a occuparsi di energia solare negli anni 70, quand'era addetto scientifico all'ambasciata italiana di Londra. Poi, prima di approdare alla Montedison, nel lontano 1981 è stato amministratore delegato di Pragma, la società dell'Eni che aveva in animo di produrre impianti fotovoltaici. «Tutti parlano di grid parity - dice oggi Simoni da presidente di Kenergia, un gruppo integrato del fotovoltaico – ma la sua definizione è incerta. Nessuno sa come calcolarla».

A detta di Simoni, «è un insieme di condizioni da raggiungere»: il costo dell'investimento, il costo del denaro (qui non stiamo parlando del fotovoltaico casalingo, ma degli impianti da decine di megawatt che possono veramente alleviare la dipendenza da gas e carbone), la durata di vita dell'impianto (ovvero la qualità dei pannelli di silicio) e la latitudine, cioè la quantità dell'irraggiamento solare.

Per confrontare i costi del chilowattora fotovoltaico con quello convenzionale però, non c'è neppure un chiaro parametro di riferimento. «Abbiamo scelto di confrontarci con le centrali a gas di picco, quelle che entrano in funzione quando c'è forte domanda di elettricità», racconta Simoni. «Quindi, circa 15 centesimi a chilowattora». Il fotovoltaico oggi, è intorno ai 24: «Sembra poco, ma in termini percentuali è rilevante».

Una volta stabilito questo, c'è da misurare la resa del fotovoltaico. Mica facile. «La qualità - aggiunge Simoni a titolo d'esempio – è una discriminante: in giro ci sono un sacco di pannelli solari difettosi», nonostante i costruttori promettano una vita media di vent'anni e oltre. Ma per misurare la grid parity, bisogna attrezzarsi seriamente.

Kenergia ha deciso di farlo. Con un'operazione da 30 milioni di euro, l'azienda di Simoni si prepara a costruire in Puglia, nel Comune di Gravina, un impianto da 40 Mw, già battezzato «Grid Parity 1». È un impianto disegnato apposta per misurare l'efficienza delle tecnologie a disposizione (oltre, ovviamente, a produrre elettricità). «Sarà diviso in almeno quattro parti indipendenti, ognuna con una tecnologia diversa»: pannelli tradizionali, pannelli ad alta qualità (che in teoria hanno un'efficienza di conversione del 20%), pannelli "inseguitori" (con un motore che li orienta in direzione del sole) e pannelli a film sottile. «Già così si potranno misurare le diverse soluzioni», dice Simoni, che allo scopo ha anche fondato l'associazione Grid Parity Project, alla quale partecipano fra gli altri SunPower, Api Nova Energia, lo studio legale Norton Rose e Bnp Paribas.

«La misurazione, fatta con appositi strumenti, avverrà in un luogo perfetto: sotto il sole di Puglia, ma a 400 metri di altezza», perché quando la temperatura è troppo elevata la resa del silicio diminuisce. «Se tutto va bene, l'impianto sarà operativo a fine 2011. E un paio d'anni dopo, quando avremo verificato il perfetto funzionamento dei componenti, avremo i veri risultati».

Il 2011 non è un anno qualsiasi. Non a caso, sul sito www.kenergia.it campeggia un conto alla rovescia. Quel giorno finirà l'attuale regime del Conto Energia, il sistema di incentivazione italiano per pagare prezzi agevolati chi immette in rete energia rinnovabile. «È solo per ricordare che, in assenza di indicazioni dal Governo sulle sorti del Conto Energia, l'intera industria naviga a vista».

C'è chi dice che dal 2011 gli incentivi saranno ridotti del 15%, ma non ci sono conferme. «Non ne ho idea – risponde Simoni – dico soltanto che l'industria ha bisogno di certezze. Certo, gli incentivi non dovranno essere troppo bassi, ma neppure troppo generosi, per non ripetere gli errori della Spagna. Ma sono le certezze, che mancano».

Scusi ingegnere, ma perché tenere il Conto Energia fuori dal calcolo della grid parity? Non è vero che alcuni, includendo gli incentivi, calcolano che in Sicilia la grid parity ci sia già? «Certo, ma qui ci interessano i grandi impianti. Gli investitori, le banche, gli operatori hanno bisogno di conoscere i ritorni sugli investimenti senza tener conto degli incentivi. Ci interessa il mercato, non il mercato drogato».

In questo senso, la grid parity - sacro graal di Giovanni Simoni e di tutta l'industria solare - non è un punto di arrivo. Ma il punto di partenza. Almeno per l'economia e la finanza, sarà il vero inizio dell'Era solare.

22 ottobre 2009
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