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Il fotovoltaico dimenticato spinge all'estero le imprese

di Laura La Posta

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21 marzo 2010
Il fotovoltaico dimenticato spinge all'estero le imprese (Olycom)

La crisi non ha fermato il boom del fotovoltaico in Italia, le elezioni sì. Peccato, perché la domanda di green business cresce, soprattutto nelle città, come riportato dal Rapporto Sviluppo sostenibile in edicola nel Sole 24 lunedi' 22 marzo.

Ma che sta succedendo all'energia solare italiana? Spinti dagli incentivi statali del Conto energia, gli investimenti privati si sono moltiplicati nel periodo peggiore della crisi, arrivando a creare un'industria da 2,5 miliardi di euro di fatturato, 23mila addetti e oltre un gigaWatt di potenza installata (+37% sul 2008). Lo stallo politico creatosi per le imminenti elezioni regionali, invece, e la successiva classica pausa di assestamento istituzionale, rischiano di fermare gli investimenti. Là dove la crisi non ha colpito, l'inerzia della politica sta per picchiare duro. Perchè le banche non stanno più erogando finanziamenti agli eco-imprenditori, a sostegno dei nuovi investimenti.

Tutto è fermo, in attesa del varo del nuovo Conto energia 2011 da parte della Conferenza unificata Stato-Regioni. La riunione è già stata indetta e poi annullata due volte e ormai si dispera che il provvedimento possa terminare l'iter prima delle elezioni. Intanto, rubinetti del credito chiusi, mentre il tempo passa inesorabile e si avvicina luglio, mese per il quale il Gse prevede il raggiungimento della fatidica soglia degli 1.200 Mw installati, che fanno segnare lo stop agli incentivi statali (con una franchigia di 14 mesi per gli investimenti programmati in tempo).

Non solo. Il nuovo Conto energia sarà decisamente meno conveniente dei precedenti, a causa del taglio annunciato degli incentivi, che l'industria aveva auspicato non maggiore del 4% e che il governo aveva inizialmente sbandierato del 25%, salvo poi recepire (fin qui) la richiesta di graduare i tagli in base a scaloni di potenza e temporali complessi ma accettabili da parte degli operatori (che beneficiano anche della progressiva discesa del costo dei pannelli solari).
Imprenditori e lavoratori del settore sudano freddo. Non è chiaro quanti dei 20mila posti di lavoro siano a rischio, ma di fatto sono congelate le tremila nuove assunzioni previste con un nuovo Conto energia favorevole al settore (fonte Università di Padova).

Se a questo si aggiungono le crescenti difficoltà causate dagli infiniti iter burocratici per autorizzazioni e immissione in rete dell'energia prodotta e le mosse scomposte di alcune regioni, ecco che la misura per gli operatori sta diventando davvero colma. Basti pensare alla fuga in avanti della regione Sardegna, che ha appena annunciato la creazione di un'agenzia ad hoc che si occuperà in toto della realizzazione e della gestione delle nuove centrali verdi. Non è bastata la lezione del crollo del dirigismo statale con i pomodori pelati pubblici degli anni 70: ora è in arrivo un dirigismo regionale velleitario che intende commissariare il libero mercato? Le associazioni del fotovoltaico sono insorte, Aper, Assosolare e Gifi-Anie in primis, e la pressione è forte perchè questa misura venga accantonata.

Tutti questi nodi rischiano di strangolare nella culla la nascente green industry italiana, ammirata dagli operatori stranieri (nel silenzio generale della maggior parte degli opinion leader e di molti fra i maggiori media). Così, si moltiplicano le voci di imprenditori che minacciano di andar via dall'Italia e di costruire centrali fotovoltaiche all'estero. In una nota, Assosolare fa i primi nomi: Alberto Dalla Rosa, di Amplio Solar, («il 15 marzo era la data limite del nostro piano industriale, ora consideriamo la riallocazione dei nostri investimenti su altri settori e paesi»); Luca Pantieri, di Fase Engineering («si stanno mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro»); Achille Gorlani, di Elettropiemme, («investimenti fermi»).


"Abbiamo vari impianti e progetti in Italia - racconta il fondatore di Solar Ventures, Michele Appendino, fra ii maggiori operatori del fotovoltaico e del venture capital tecnologico -. La regione in cui troviamo maggiori difficolta' e' la Sardegna. E' incredibile come I nostri progetti sull'isola siano in sviluppo da piu' di 2 anni: abbiamo ottenuto parere ambientale positivo e poi tutto si e' bloccato. Abbiamo gia' vinto tre ricorsi al TAR e non ci fermiamo certo qui. Non capisco come sia possibile che il governo tolleri situazioni di questo tipo nelle regioni, quando ci sono obiettivi comunitari stringenti di riduzione delle emissioni.
Per fortuna, nelle altre regioni in cui operiamo, anche se magari meno assolate, invece si procede. Sicuramente, pero', aumenteremo in futuro la spinta sull'estero".

Eppure, basterebbe poco per scrivere un happy end nella favola dell'Italia, cenerentola del fotovoltaico e ora quasi principessa europea. Il nostro paese è al secondo posto nella classifica dell'energia solare prodotta in Europa, alle spalle della Germania. Ha gli incentivi piu' generosi del mondo, che coprono l'80% dei ricavi per 20 anni e che generano un ritorno sull'investimento dal 12 al 20%, a seconda delle condizioni e delle tipologie di installazione. Così, in un nuovo report, il nostro paese è nella top 5 mondiale degli Eldorado dell'investimento solare, avanti a Cina e Stati Uniti.

  CONTINUA ...»

21 marzo 2010
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