Un buon piano, denso di garanzie per la sicurezza delle popolazioni, scrupoloso nella ricerca delle migliori soluzioni tecnologiche, e comunque allineato con le migliori pratiche europee sulle regole e sui controlli. Ottime intenzioni. Che rischiano però di essere vanificate dai ritardi, già evidenti, nella tabella di marcia. È una diagnosi a luci e ombre quella riservata dagli analisti di Accenture al piano del governo Berlusconi per il rinascimento dell'atomo elettrico italiano.
L'agenzia per la sicurezza nucleare? La delega tracciata nella legge di sviluppo approvata lo scorso ferragosto imponeva la definizione dello statuto entro il 15 novembre 2009. Obiettivo fallito. E a catena sono fallite anche le mete conseguenti, a partire dalla definizione del regolamento operativo dell'agenzia, che doveva arrivare entro la fine del mese scorso insieme alle nomine al ponte di comando.
Non si tratta di un fiasco da poco, perché è proprio l'agenzia il fulcro operativo di tutto il progetto: deve definire i criteri per i siti delle nuove centrali, deve mettere a punto i parametri sui controlli operativi, deve perfino coordinare il piano di comunicazione verso la gente destinato a concretizzare le promesse di trasparenza oltre che di sicurezza dell'intero processo.
Le imminenti elezioni amministrative hanno esacerbato gli animi e hanno allontanato dalle teorie nucleariste perfino i candidati alle regionali più fedeli al centro destra. E ciò ha contribuito non poco ad accendere i contrasti tra il governo e le regioni, sfociati in una battaglia di ricorsi e contro ricorsi alla Corte Costituzionale (si veda Il Sole 24 ore del 21 febbraio) che non sarà facile ricomporre.
Sta di fatto che il buon piano nucleare impostato dal governo ha bisogno, a questo punto, di recuperare velocemente il tempo già perso. Pena un pericoloso clima di incertezza fra gli operatori e soprattutto tra gli investitori che si devono mobilitare a sostegno di un'operazione davvero impegnativa, come ormai stranoto, sul versante economico e finanziario.
Recupero possibile? Teoricamente sì. Grazie - rimarcano gli analisti di Accenture - alla bontà del progetto, che sintetizza al meglio le migliori soluzioni internazionali. Ottima la tecnologia scelta (le centrali di terza generazione Epr, ora le più avanzate al mondo), cosa peraltro scontata per chi come noi si riaffaccia al nucleare dopo aver chiuso, con il referendum del 1987, tutti i nostri impianti atomici. Ma ottime sono anche, e soprattutto, le regole congegnate per l'operazione, che fronteggiano le croniche lungaggini burocratiche italiane con un provvidenziale mix tra il meccanismo dell'autorizzazione unica (come avviene tra l'altro negli Stati Uniti) e una serie di controlli automatici lungo tutta la filiera industriale del nuovo nucleare.
Una filiera che comprende fin d'ora, direttamente nelle missioni operative dell'agenzia e negli obblighi vincolanti da imporre agli operatori la gestione di tutto il ciclo delle scorie e il loro smaltimento, oltre alla predisposizione del "decommissioning" di tutti i nostri nuovi impianti atomici alla fine del loro ciclo vitale, oggi traguardabile a 60 anni dal via operativo.
F.Re.
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