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La rivoluzione verde delle imprese italiane

di Eleonora Della Ratta

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21 luglio 2009

I nomi dell'economia verde italiana non sono pochi, spesso si tratta di aziende con una lunga storia alle spalle, ma in tutt'altro settore. Quando nel 1966 Mario Campinoti fondò l'Europea, a Casole d'Elsa, in provincia di Siena, non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe diventata leader in Europa nel settore delle energie rinnovabili. Negli anni Sessanta era la produzione di materiale edile il core business dell'azienda che, negli anni, ha ampliato la gamma dei propri prodotti e ha creato il gruppo Pramac Spa, con stabilimenti in tutto il mondo, quotato in Borsa dal 2007. Attivo nella produzione e commercializzazione a livello mondiale di gruppi elettrogeni per la generazione di energia elettrica, macchinari per la movimentazione logistica interna, il gruppo oggi punta sulle rinnovabili per garantirsi uno sviluppo concorrenziale. «Il prossimo 23 luglio sarà inaugurato lo stabilimento svizzero di Riazzino – spiega Paolo Campinoti, ad di Pramac - e daremo il via alla produzione e distribuzione sul mercato dei nostri moduli fotovoltaici di ultima generazione, a "film sottile", denominati Pramac Luce Micromorph».

Una nuova tecnologia che permette di avere un prodotto a costi inferiori e un rendimento maggiore: «I moduli producono il 15% in più di energia su base annua rispetto ai pannelli tradizionali, hanno un design raffinato e sono integrabili dal punto di vista architettonico oltre ad essere eco-compatibili – spiega Campinoti -, solo con questa nuova produzione stimiamo di raggiungere entro la fine dell'anno un fatturato di circa 18 milioni di euro».

L'energia verde è stata una via per restare competitivi nonostante la competitività dei Paesi del Far East per Solsonica, la società di Cittaducale (Rieti) appartenente al gruppo Eems: «Dal 1970 produciamo semiconduttori, ma la forte concorrenza della Cina ci ha spinti a diversificare – spiega Giuseppe Scopigno, responsabile comunicazione Solsonica -, nel 2005 la Eems ha così aperto due filiali in Cina e una a Singapore per continuare la produzione di semiconduttori, mentre nel 2007 abbiamo costituito Solsonica nella sede italiana, che conta 200 dipendenti, per capitalizzare la nostra esperienza legata alla lavorazione del silicio e sfruttare le opportunità rappresentate dallo sviluppo del fotovoltaico». La scelta è ricaduta sul fotovoltaico: «È un mercato con buone prospettive, dove potevamo sfruttare il nostro know-how tecnologico – spiega Scopigno –, inoltre in Italia mancava una filiera produttiva per sostenere la crescita del mercato fotovoltaico e siamo stati tra i primi a produrre le celle e i pannelli».

L'80% della produzione è destinata al mercato nazionale, ma dallo scorso anno è iniziata l'esportazione di moduli fotovoltaici anche in Germania e Spagna: il primo anno di attività si è chiusto con un fatturato di 20 milioni di euro, il 12% dei 154 milioni totali: «Si tratta di un'attività collaterale che sta prendendo sempre più valore: nel primo trimestre di quest'anno abbiamo già fatturato sei milioni, il 25% del totale». Dal Trentino alla Sicilia si trovano storie di qualche visionario che ha visto nell'energia solare il futuro o di chi ha delocalizzato attività poco competitive e si è concentrato su un futuro verde. Il gruppo Moncada Energy Group di Agrigento è stato uno dei primi: «Abbiamo sfruttato le nostre competenze ingegneristiche per creare impianti eolici, poi abbiamo continuato con i pannelli solari e abbiamo appena finito la realizzazione di tre impianti a biomasse – racconta Salvatore Moncada, ad del gruppo – all'inizio sembravamo solo dei sognatori, ma puntare sulle rinnovabili ha permesso una crescita notevole e adesso costituisce la metà del nostro fatturato». La sede siciliana conta 220 addetti e un fatturato di 70 milioni di euro: «Per il 2010 prevediamo di arrivare a 500 dipendenti e 200 milioni di fatturato, di cui 120 milioni provenienti dal settore energia».
Nuovi posti di lavoro, con ripercussioni positive sull'indotto, investimenti all'estero per acquistare terreni, come quelli in California dove nei prossimi mesi verrà creato un nuovo impianto solare: «Nell'idea di Barack Obama la green economy comporta nuovi posti di lavoro su tutta la filiera, ma in Italia non è così – lamenta Moncada - non è una strada in discesa, purtroppo, anzi le difficoltà burocratiche aumentano ogni giorno e manca una sana competitività, mentre è molto più facile lavorare all'estero».

21 luglio 2009
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