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Mathis Wackernageol, il padre dell'impronta ecologica: "Partire dai trasporti"

di Eleonora Della Ratta

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28 settembre 2009

Mathis Wackernageol, guru della sostenibilitàVenerdì scorso, 25 settembre, abbiamo terminato tutte le risorse naturali che avevamo a disposizione per quest'anno. Gli ultimi tre mesi del 2009, quindi, saranno in deficit. Un debito che si accumula con quello degli anni precedenti, quando l'Overshoot day, il giorno in cui entriamo in debito con la terra, è sempre stato intorno a questo periodo. Colpa della nostra "Impronta ecologica": l'Ecological Footprint è un indice statistico utilizzato per misurare la richiesta umana nei confronti della natura. Un calcolo creato, nella sua prima forma, nel 1996 da Mathis Wackernagel, insieme a William Rees, per mettere in relazione il consumo di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle.

Stimare l'impronta ecologica è sempre più importante per valutare l'impatto ambientale. Quanto incide questo dato nei bilanci aziendali?
Ogni azienda responsabile monitorizza entrate e uscite per proteggere i propri asset finanziari. Lo stesso discorso è vero per i beni naturali. Se non li teniamo sotto controllo, corriamo un rischio molto più alto di andare incontro a un fallimento. Al momento in cui teniamo i libri finanziari, abbiamo bisogno della "contabilità ecologica" per sapere se stiamo vivendo all'interno del nostro bilancio o stiamo andando incontro a un deficit che eventualmente porterà a finire i nostri beni ambientali. In un mondo dipendente dalle risorse naturali, le imprese che guardano in anticipo e gestiscono in maniera attiva i propri rischi e opportunità ambientali, possono guadagnare un vantaggio competitivo e forte. L'impronta ecologica è usata per aiutare le società a migliorare la loro previdenza del mercato, imposta la propria strategia e comunicale proprie offerte. Offrendo un'unità comune, l'Impronta ecologica aiuta le imprese a stabilire punti di riferimento, fissa obiettivi quantitativi e valuta alternative per le attività comuni. L'Impronta è compatibile con tutti i livelli di operazioni di società e offre risultati sia aggregati che in dettaglio.
L'analisi dell'Impronta ecologica rivela dove regioni, settori industriali e compagnie dovranno affrontare limiti dell'aumento di risorse come energia, foreste, terre coltivabili, pascoli e aree di pesca. Aiuta anche a identificare strategie che avranno successo, in un mondo dipendente dalle risorse naturali, inclusi i prodotti e servizi di cui ci sarà più bisogno in futuro.

Quanto è importante il ruolo delle amministrazioni pubbliche per migliorare il rispetto dei limiti ecologici e come sta cambiando l'atteggiamento dei paesi occidentali?
Ogni paese deve intraprendere un'azione, alla fine. Quello che molti leader non hanno capito pienamente, infatti, è che ciò che fanno è nel loro massimo interesse. Quando guardiamo a questi problemi ambientali in maniera isolata; ad esempio, se pensiamo al carbone, il problema appare un'insolubile tragedia comune (noi inquiniamo l'atmosfera comune per poi far avanzare la nostra ricchezza individuale o nazionale). Ciò suggerisce che abbiamo bisogno di sforzi eroici da parte di alcuni paesi per portare un peso per tutta l'umanità. Ma l'immagine cambia quando guardiamo al problema del carbone come una parte di un complessivo esaurimento delle risorse complessive, segno che lo sfruttamento che l'uomo fa delle risorse naturali è arrivato a un punto critico. La concentrazione di carbone nella nostra atmosfera potrebbe essere il principale problema che noi affrontiamo, ma non è l'unico. L'accesso a risorse d'acqua dolce, la sicurezza alimentare, le risorse delle foreste, la biodiversità, il petrolio: tutto è minacciato. Stiamo entrando nell'era del "pick everything, il picco di tutto". Ironicamente, piuttosto di stare sommergendo, la prospettiva attuale della "vetta di tutto" rende il problema più facilmente risolvibile perché presenta un chiaro motivo di interesse personale per ogni azione governativa, per ogni livello di un paese, stato o città.

Come può una società (o una città) ridurre l'impronta ecologica?
Le città influiscono per l'80% sull'Impronta di una persona. Le infrastrutture che costruiamo oggi – strade, impianti energetici, abitazioni, sistemi idrici, espansioni urbane – finiranno tra 50 o 100 anni. Poiché le infrastrutture determinano come noi viviamo, le decisioni di investimento di oggi determinano largamente il livello e la tipologia di consumo di risorse per i decenni a venire. Scelte scarse possono rinchiuderci ecologicamente (ed economicamente) nel solito scenario rischioso. Buone scelte, invece, permettono di costruire le fondamenta per lo sviluppo. Perciò la domanda diventa: possiamo rendere le nostre città adatte al futuro? Di cosa avremo bisogno tra qualche decennio? Possiamo indirizzare i nostri investimenti su infrastrutture che permetteranno a paesi e città di offrire benessere in un mondo con poche fonti di risorse?

Un singolo individuo ha la possibilità contribuire a uno sviluppo sostenibile?
Quante risorse consumiamo per persona e quanti siamo nel mondo sono due fattori che determinano la domanda di risorse naturali. Le persone possono apportare un cambiamento in base a come, e quanto, esse consumano e possono anche scegliere la dimensione della propria famiglia. Certamente, vivere in una città con infrastrutture, come buone strade percorribili, un efficiente servizio pubblico e uno sviluppo sostenibile che li rende maggiormente capaci di abbassare l'Impronta, un'alta qualità della vita, permetterà alle persone di avere più facilmente una vita sostenibile.

  CONTINUA ...»

28 settembre 2009
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