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Piano solare mediterraneo: maxi-investimenti per le autostrade sottomarine

di Giuseppe Caravita

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11 giugno 2009

Oltre 1800 ore medie di insolazione all'anno, il doppio del Nord-Europa. Il Mediterraneo potrà essere la patria dell'energia solare, a costi uguali o persino inferiori alle tariffe elettriche di consumo attuali. E questo anche tra pochi anni. Numerosi esperti, sulla base dei prezzi decrescenti (e della crescente efficienza) dei pannelli fotovoltaici e delle centrali solari termodinamiche (Csp, concentrated solar power) stimano l'inizio dell'era della "grid parity" solare mediterranea intorno al 2012, con picchi (soprattutto nei mesi estivi quando i consumi elettrici sono più massicci e le tariffe orarie più elevate) anche prima, forse dal 2010 in avanti. Per questo, da vari anni, quello che prima era un sogno di pochi scienziati visionari (come il Nobel Carlo Rubbia) sta progressivamente diventando un progetto politico, e ora tecnico. Si chiama Piano Solare Mediterraneo, ed è stato al centro, lo scorso 13 luglio 2008, del lancio dell'Unione per il Mediterraneo, fiore all'occhiello della passata presidenza Sarkozy dell'Unione europea.

Il piano, almeno sulla carta, è grandioso. Prevede almeno cinque grandi autostrade elettriche (cavi sottomarini in corrente continua ad altissimo voltaggio da mille megawatt) dai paesi della sponda Sud (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia) verso Spagna e Italia. E poi varie interconnessioni balcaniche (Albania e Montenegro) oltre a una dorsale dalla turchia fino in Germania. «Un "anello solare" che nei prossimi vent'anni dovrebbe provvedere, in gran parte, almeno, al soddifacimento della domanda elettrica dei paesi della sponda Sud oltre a circa un quarto di esportazioni elettriche verso il Nord-Europa – spiega Roberto Vigotti, senior advisor dell'observatoire mediterraneen de l'energie – ovvero un totale di circa 450 miliardi di euro di investimenti tra linee e centrali al 2040».

Cifre imponenti. Al 2020, comunque, il piano ha obiettivi più contenuti: 20 gigawatt da rinnovabili (solare termodinamico, fotovoltaico, eolico) per 38-46 miliardi di investimenti in centrali e sei per le interconnessioni. Il punto è lo stadio di avanzamento reale del progetto. «L'unione mediterranea ha segnato un battuta d'arresto con la crisi di Gaza – spiega Vigotti – e solo a novembre prossimo, con la conferenza interministeriale Intermediterranea, i governi dovrebbero indicare i progetti per loro prioritari, sui quali vi sarà l'impegno immediato, istituzionale e finanziario». L'Italia, qui, sta accelerando. Lo scorso 21 aprile i governi italiano e tunisino hanno firmato un accordo per una piattaforma tecnologica comune per le rinnovabili nel Nord-Africa. «Al centro c'è il ponte elettrico di interconnessione Tunisia-Sicilia da 1000 megawatt, un cavo sottomarino da 150 km e 700 milioni di investimento – spiega Vigotti – che dal 2015 trasporterà energia per 800 megawatt da gas-carbone più 200 da rinnovabili. Il progetto è oggi in fase di avvio. Ed è in priorità primaria per i due governi».

11 giugno 2009
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