La rete internet, nella sua accezione più vasta (anche radiomobile), insieme all'intera industria Ict (informatica e telecomunicazioni) potrà dare un contributo potente alla sostenibilità del pianeta? Uno studio piuttosto corposo (www.gesi.org- Smart 2020) ne è assolutamente convinto e per grandi cifre forse persino sottostimate. In totale l'Ict (industria più rete) può ridurre del 15% le emissioni di CO2 mondiali al 2020, secondo le stime dello studio. Soltanto i guadagni ottenibili tramite incorporazione di intelligenza informatica nei prodotti e sistemi potrebbero fruttare 600 miliardi di euro di minori costi (dai motori alla logistica, dagli edifici alle reti elettriche). Ma il grande rebus riguarda la rete. E il conseguente potenziale di dematerializzazione. Qui il gruppo degli studiosi Gesi – in pratica un club di grandi esperti di telecomunicazioni – avanza una stima: circa 500 milioni di tonnellate di CO2 in meno al 2020 (pari all'impronta carbonica di tutta l'Ict) in seguito non solo alla riduzione della carta bollata (come prevede il governo italiano nel suo piano di e-government), ma anche alla digitalizzazione della musica e dei video, al commercio elettronico, alle video e teleconferenze, alla diffusione dei documenti e libri in Pdf. Sono stime di massima però. Oggi la rete dei telefonini conta 4,2 miliardi di utenti, più di un umano su due. Se divenissero in breve termine utenti a larga banda wireless quadruplicherebbero il potenziale di dematerializzazione. E la tecnologia esiste, si chiama Lte, va a 50 megabit-secondo ma ha solo bisogno delle frequenze radio risparmiate con il digitale terrestre.