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UniCredit taglia i costi
«In uscita da Generali»

di Alessandro Graziani

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9 ottobre 2008

Non c'è tregua in Borsa per i titoli bancari, che continuano a restare nell'occhio del ciclone speculativo in tutta Europa. In Italia, è ancora il caso UniCredit a tenere banco. Ma la carica degli hedge si sta allargando, seppure in misura per ora più contenuta, all'intero sistema domestico. I dati relativi al Core Tier 1 ratio mostrano per le banche medie e grandi (al 30 giugno) una sottopatrimonializzazione analoga, e in alcuni casi più accentuata, a quella di UniCredit.

Per restare alla Borsa, il bilancio della seduta vede ancora UniCredit (-12,58% a 2,445 €) nella veste di maglia nera. A seguire, spicca il calo della Bpm (-7,57%) che fa seguito al crollo del giorno precedente (-12,9%). «I nostri conti sono solidi come le colonne della nostra sede», ha commentato il presidente della Bpm Roberto Mazzotta invitando a distinguere «tra le quotazioni di Borsa e l'andamento industriale della banca, che è solida». E in serata fonti del gruppo hanno escluso ogni ipotesi di aumento di capitale. Se la solidità della banca non è mai stata messa in discussione da nessun broker, la necessità di un aumento di capitale è invece dibattuta sul mercato. Soprattutto dopo la controversa previsione sul Core Tier 1 di fine anno che, secondo quanto emerso dalla presentazione di martedì a Merrill Lynch, è stato stimato al 5,5% in modo «conservativo» pur contando nei fatti di poter tornare al 6%.

Sul mercato negli ultimi giorni è scattata la pressione anche su Intesa Sanpaolo, finora al riparo dagli eccessi della speculazione ribassista. Ieri il titolo è arrivato a perdere il 10%, rimontando poi nel finale quando il calo è stato limitato al 5,85%. L'amministratore delegato Corrado Passera ieri era a Londra, dove avrebbe presentato i dati semestrali senza aggiungere nuovi elementi sui target di fine anno. Sulla base dei dati aggiornati a giugno (resi noti a fine agosto), Intesa Sanpaolo contava ancora di centrare i target di Core Tier 1 mantenendo anche il proposito di un maxi-dividendo ai soci. Per farlo, la banca ha messo in cantiere una serie di cessioni (fino a otto miliardi, valore di bilancio). Dato il difficile contesto di mercato, qualcuno in Borsa comincia a temere che le cessioni siano più difficili da realizzare.

Se il tema resta per tutti quello dei ratios patrimoniali, segnali tranquillizzanti sono arrivati ieri dal Banco Popolare. O meglio, il segnale distensivo è giunto dalla Borsa dove i titoli sono rimbalzati del 3,01% (a 8,858) dopo la presentazione del d.g. Franco Baronio alla conference Merrill Lynch. Secondo l'agenzia Radiocor-Il Sole 24 Ore, a fine anno il Core Tier 1 pro forma sarebbe confermato in miglioramento – secondo le slides della presentazione che oggi effettuerà l'a.d. del Banco Fabio Innocenzi – al 6-6,5% dal 5,9% di fine giugno. I miglioramenti deriverebbero dal closing delle cessioni già annunciate nel corso dei mesi scorsi.

Il caso principale, almeno sul mercato, resta però quello dell'UniCredit. Con il nuovo calo di ieri (-12,5% a 2,44 €), le quotazioni hanno perso il 20,8% dai 3,08 di venerdì sera, ultimo prezzo prima dell'annuncio del maxi-piano da 6,6 miliardi.
L'amministratore delegato Alessandro Profumo, anch'egli ieri a Londra per la conferenza di Merrill Lynch, ha assicurato agli investitori che il bond convertibile, paracadute per la parte eventualmente inoptata dell'aumento di capitale da 3 miliardi, è già stato interamente prenotato a garanzia del buon esito dell'operazione. La banca, ha annunciato il manager, sta inoltre già trattando con alcuni investitori istituzionali la cessione del 3,5% delle Generali vincolato a un convertibile e in scadenza a dicembre. E secondo le indiscrezioni, si tratterebbe non solo di soggetti esteri.

Profumo ha poi spiegato che il gruppo prevede di ridurre i costi di 1 miliardo, dopo aver identificato nuovi tagli per 300 milioni solo a settembre, rispetto ai 700 milioni già previsti. In conferenza con gli analisti a Londra il manager ha tra l'altro ufficializzato che i piani di ridimensionamento nel personale prevedono 700 nuovi tagli nell'investment banking nel 2009, dopo i 300 già previsti per quest'anno. L'«attenta» valutazione dei costi non porterà invece al taglio dei salari dei dipendenti, smentendo le indiscrezioni di giornata. Dopo il mea culpa di lunedì sulle acquisizioni, Profumo ieri ha ammesso che «se si potesse tornare indietro, ci sarebbe stato da fare l'aumento di capitale all'inizio dell'anno». Tutto il vertice di UniCredit, sostenuto dai principali azionisti, è in questa fase impegnato a rassicurare clienti, dipendenti e azionisti sulla solidità della banca. «Tutti dovrebbero dare un messaggio rassicurante perché le banche italiane sono forti, sono più patrimonializzate che nel resto del mondo e credo che non ci sia nessun problema», ha commentato il vice presidente di UniCredit, Fabrizio Palenzona.

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