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La crisi raggiunge anche il Sudamerica: la divisa brasiliana perde il 45% in 40 giorni

di Roberto Da Rin

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12 ottobre 2008

Dal nostro corrispondente
BUENOS AIRES – La crisi finanziaria mondiale arriva ai Paesi emergenti e il Brasile e' tra quelli che nelle ultime settimane hanno sofferto di piu'. Il real, la moneta brasiliana, e' stato protagonista di una caduta vertiginosa, il 45% in 40 giorni. La sua svalutazione rispetto al dollaro e' andata al di la' di ogni previsione di operatori ed economisti latinoamericani; pensare che solo 2 settimane fa il presidente Lula da Silva aveva dichiarato: "La crisi ? Parlatene con George W.Bush".
Domani da Planalto, il Palazzo di governo di Brasilia, verra' comunicata la data di una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri e dell'Economia del Mercosur (Mercado comun del Sur, l'Unione doganale composta da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, con Bolivia, Venezuela e Cile membri associati). L'idea e' di mettere a punto un piano di azioni congiunte che contenga l'impatto della crisi mondiale in Sud America.
La salute dell'economia brasiliana, i tassi di crescita sostenuti, l'avallo delle agenzie di rating, la forza dei consumi interni, le recenti scoperte di giacimenti petroliferi avevano istillato un "sentiment" di fiducia molto esteso. Tanto che Lula ha incassato, secondo i sondaggi, l'80% di consensi all'interno del Paese. Un record assoluto che non ha precedenti nella storia del Brasile.
Negli ultimi 3-4 anni vi e' stato un massiccio ingresso di capitali seguito da una progressiva rivalutazione del real ma ora il quadro macroeconomico e' improvvisamente cambiato e la svalutazione ha destato notevoli preoccupazioni.
La crisi finanziaria mondiale fa paura a tutti, e persino il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha espresso grande preoccupazione per gli emergenti: pochi giorni fa ha dichiarato che "gli emergenti rischiano di essere pesantemente coinvolti da questa grave crisi finanziaria, anche se i loro fondamentali macroeconomici sono molto piu' solidi che in passato". Una dichiarazione su cui va prestata attenzione proprio perche' rilasciata da un organismo che in questo contesto dovrebbe istillare fiducia e ottimismo.
Il Brasile e' il gigante che potrebbe contagiare le altre economie sudamericane e generare un'altra spinta verso la recessione globale.
Paulo Skaf, presidente della Fiesp (Federazione industriali di San Paolo) ha dichiarato che oggi "il Brasile trema per la stretta creditizia e per la riduzione del tasso di crescita del Pil 2009". Poi ha aggiunto: "Certamente non possiamo alimentare l'allarmismo, faremmo il gioco degli speculatori ma ignorare la portata della crisi sarebbe controproducente".
Mentre Sergio Amaral, presidente dell'Associazione brasiliana dell'industria del grano, ha detto che "il Brasile e l'Argentina hanno beneficiato del boom delle materie prime e ora si profila una correzione per entrambi". Difficile capirne l'entita', ma l'auspicio di chi non prevedeva impatti in Sud America e' ormai vanificato.

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