Mai visto prima: ieri sei banche centrali del mondo industrializzato hanno ridotto insieme il costo del denaro. Al di là della decisione di politica monetaria, la scelta ha una straordinaria valenza politica. La crisi finanziaria di questi mesi ha globalizzato ulteriormente i problemi, imponendo alle autorità monetarie soluzioni coordinate pur di evitare lo spettro di cui tanto si parla in questi giorni: una depressione stile anni '30.
In un comunicato trasmesso alle 13 ora di Francoforte, la Banca centrale europea ha annunciato una riduzione del tasso di riferimento dal 4,25 al 3,75 per cento. Un allentamento della stessa ampiezza è stato effettuato da altre cinque banche: la Federal Reserve americana (dal 2 all'1,5%), la Banca d'Inghilterra (dal 5 al 4,5%), la Banca centrale svizzera (dal 3 al 2,5%), la Riksbank svedese (dal 4,75 al 4,25%) e la Banca centrale canadese (dal 3 al 2,5%). La Banca del Giappone si è limitata a dare il suo pieno appoggio, tenuto conto che il suo tasso di riferimento è allo 0,50 per cento.
Nel 2001, in occasione degli attentati anti-americani, la Bce decise di ridurre insieme alla Federal Reserve il costo del denaro. Anche allora la decisione fu presa da un consiglio direttivo riunito in emergenza (l'allora presidente Wim Duisenberg era a Helsinki), ma la scelta concertata fu limitata a due banche centrali; altri istituti seguirono successivamente ma in ordine sparso. Oggi l'allentamento monetario coordinato riguarda sei banche, 20 Paesi, 710 milioni di persone.
L'annuncio è stato dato in un comunicato congiunto, trasmesso alla stessa ora dai sei istituti monetari coinvolti: «Il recente intensificarsi della crisi finanziaria ha incrementato i rischi al ribasso per la crescita e pertanto ha ulteriormente ridotto quelli al rialzo per la stabilità dei prezzi». Aggiunge poi la Bce in una sua postilla: «Resta indispensabile evitare effetti di secondo impatto generalizzati nel processo di formazione dei salari e dei prezzi».
La scelta di ieri è maturata nel corso degli ultimissimi giorni, sulla scia di una crisi finanziaria sempre più acuta. La decisione formale è stata presa martedì dall'istituto monetario europeo, che per due volte ha riunito il proprio consiglio direttivo in teleconferenza, dando in un primo tempo mandato al presidente Jean-Claude Trichet di trattare l'operazione. Dopo un benestare di massima dalla Bce e dalla Federal Reserve per un'azione a due, le altre quattro banche si sono accodate.
La decisione - che dimostra «intima cooperazione» tra le banche centrali, ha detto Trichet - dà la misura della gravità della situazione. Nel giro di due settimane la tempesta finanziaria si è trasformata in crisi bancaria. Negli Stati Uniti, in Germania e in Gran Bretagna la mano pubblica è stata costretta a salvare istituti di credito in crisi di liquidità. La sfiducia tra banche regna sul mercato monetario, bloccando gli scambi e provocando una stretta creditizia nell'economia reale.
«Questa decisione - spiega Joachim Fels, economista di Morgan Stanley - mostra come economie globalizzate e mercati globali necessitano di interventi globali. Ancor più importante, l'annuncio indica che banche centrali con tradizioni, stili e strategie diversi sono pronte a lavorare e ad agire insieme. È un segnale molto importante rivolto ai mercati finanziari e al pubblico in generale. C'era bisogno di leadership e leadership vi è stata».
Eppure, i mercati hanno reagito senza entusiasmo. Le borse hanno chiuso in ribasso e sul mercato interbancario la situazione non è migliorata in modo significativo. Ci vorrà probabilmente tempo. Peraltro, la stessa Bce ha anche annunciato di aver ridotto il corridoio dei tassi ufficiali e deciso di organizzare aste di rifinanziamento al tasso fisso e con quantità illimitata (si veda l'articolo a fianco e l'intervista a Lorenzo Bini Smaghi).
Intanto già ieri sera gli analisti di mercato scommettevano su ulteriori allentamenti monetari in Europa. Holger Schmieding, economista di Bank of America, si aspetta altre tre riduzioni al costo del denaro per un totale di 75 punti base entro aprile, al più tardi. A una domanda se il taglio ai tassi di ieri fosse una tantum, lo stesso Trichet ha risposto in televisione: «Non lo dico. Mi limito a dire che faremo sempre tutto il necessario».
La maxi-operazione di allentamento monetario decisa ieri a livello globale non può essere giudicata senza considerare che sul fronte governativo si moltiplicano i piani di aiuto statale. Ormai per salvare banche e mercato si è creato un doppio ombrello, monetario e politico. Commenta in conclusione Fels, economista di Morgan Stanley: «L'azione massiccia degli ultimi giorni ci rende fiduciosi sul fatto che il mondo riuscirà a evitare una depressione stile anni 30».
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