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Marcegaglia: sconti fiscali ma per tutti

di Nicoletta Picchio

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22 ottobre 2008


Un pacchetto di misure per sostenere le imprese, basato su agevolazioni fiscali e soprattutto rivolto a tutti i settori, non solo auto e frigoriferi. Emma Marcegaglia si è rivolta direttamente a Silvio Berlusconi, seduto in prima fila, ospite dell'assemblea degli industriali di Napoli. «La fase più acuta della crisi finanziaria è alle nostre spalle», ha detto la presidente di Confindustria. Ma ora bisogna «affrontare l'impatto sull'economia reale e permettere alle imprese di essere solide quando ci sarà la ripresa». Servono interventi mirati, che riguardino tutte le aziende, grandi e piccole. Ma non solo: bisogna varare un grande progetto per il rilancio delle infrastrutture e garantire che le imprese non restino a corto di liquidità. E su questo punto la Marcegaglia ha chiesto al presidente del Consiglio, un tavolo Confindustria, Abi e Governo.
Con la premessa che bisogna «mantenere saldo l'obiettivo dell'equilibrio di bilancio, anche se con qualche flessibilità», la Marcegaglia è entrata nel dettaglio di ciò che aiuterebbe le imprese a reagire alla recessione: una Tremonti ter, e cioè la detassazione degli utili reinvestiti; agevolazioni fiscali per facilitare la capitalizzazione delle imprese; la flessibilità anche solo temporanea del limite di indeducibilità degli oneri passivi, oggi fissato al 30% del margine operativo lordo dell'impresa; un ritorno all'automatismo per il credito d'imposta, superando il meccanismo di prenotazione: «C'è chi ha telefonato e si è sentito dire torni nel 2014».
Il tema degli aiuti tiene banco in questi giorni anche nel Governo e si sta parlando di rottamazione per auto e frigoriferi. La Marcegaglia ha allargato il raggio d'azione: serve un piano «serio» a supporto del risparmio energetico, con «qualche forma di agevolazione fiscale», destinato a tutti i settori, non solo auto ed elettrodomestici, ma anche rifiuti ed edilizia. E infine ha sollecitato più rapidità di tempi nel progetto Industria 2015, rendendolo meno burocratico, allargandolo anche ad altri settori. Con questo pacchetto, la presidente si è fatta interprete anche delle sollecitazioni che in questi giorni stanno arrivando dalla base. Il presidente degli industriali di Treviso, Alessandro Vardanega, in una serie di lettere ai ministri e alla stessa Marcegaglia, ha contestato l'idea della rottamazione di auto e frigoriferi senza un piano di sostegno alle piccole aziende. Sergio Dompè, presidente di Farmindustria, contrario agli aiuti di Stato, ora non li esclude, vista «la situazione eccezionale che stiamo vivendo».
Ma la strategia indicata dalla Marcegaglia si muove anche su altre direttrici: credito e infrastrutture. «Gli interventi del Governo a sostegno delle banche devono servire alla tutela del risparmio e a dare supporti alle aziende», ha detto la presidente degli industriali, rilanciando i tavoli di monitoraggio che si svolgeranno città per città e il prossimo incontro con l'Abi, il 31 ottobre. Ma per rilanciare il Paese bisogna investire in infrastrutture: il Fas, Fondo aree sottoutilizzate, e i fondi strutturali europei vanno utilizzati per grandi progetti «e non per ripianare i debiti di Catania e Roma, premiando i cattivi amministratori». Sono importanti le risorse messe a disposizione dalla Bei, ma anche il Governo deve muoversi «e rivedere la scelta di tagliare»: ci sono 10 miliardi di investimenti avviati che potrebbero essere bloccati ed altri 36 miliardi già approvati che potrebbero partire subito. Nonostante la recessione in atto, la Marcegaglia è convinta che nel giro di un anno la ripresa arriverà. «Non stiamo vivendo la fine del mondo, la fine del capitalismo o del mercato», ha detto. Né bisogna cedere a tentazioni protezionistiche o stataliste: «Lo Stato, finita questa fase di emergenza, deve tornare indietro». La Marcegaglia ha apprezzato il lavoro del Governo sulla reazione alla crisi finanziaria e sul clima: «Rispettiamo l'ambiente e vogliamo cogliere la sfida tecnologica. Ma il problema non si risolve con regole burocratiche e irrealistiche, che aumentano i costi delle imprese».

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