Sono decine e decine le storie degli obbligazionisti della ormai "fu" Lehman Brothers che stanno arrivando in queste ore al sito del Sole24Ore. E nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie o professionisti che hanno investito in quell'unico strumento finanziario tutti o buona parte dei risparmi. Le cifre rimaste immobilizzate nei titoli del gruppo finito in default variano per ogni risparmiatore da una media 50mila euro a 100mila euro, con picchi di 800-900mila euro. Somme di tutto rispetto che, accade spesso anche se non sempre, l'istituto di credito ha spinto a investire in obbligazioni Lehman assicurando che si trattava di un prodotto con lo stesso profilo di rischio di un Bot. C'è qualcuno che addirittura denuncia di essersi recato in banca per investire in titoli di Stato ed essere stato persuaso a comprare bond Lehman.
Dopo il danno, la beffa. L'aspetto più frustrante per i risparmiatori, stando alle storie raccontate, è l'atteggiamento assunto ora dalle banche. C'è l'istituto che non comunica nulla, ma la casistica più frequente vede l'interlocutore bancario celarsi dietro il totale rispetto delle regole: l'investimento corrispondeva al profilo di rischio del cliente, il modulo sull'informativa Mifid era stato firmato, i bond avevano un rating elevato. Nessuna banca, sinora, sembra aver spiegato al proprio cliente che comunque l'Abi, associazione bancaria, sta predisponendo gli strumenti che consentano ai singoli istituti di credito di avviare l'insinuazione al passivo Lehman per conto dei loro clienti ai fini di ammetterli alla procedure di rimborso da parte della società. Anche se i tempi, va detto subito, saranno molto lunghi.
Anche addetti ai lavori tra gli obbligazionisti. A riprova, comunque, del fatto che il rischio default per Lehman sembrava comunque remoto, va detto che a essere rimasti invischiati nei bond finiti in default ci sono anche dipendenti di banca che hanno investito tutti i loro risparmi o consulenti finanziari che hanno proposto le obbligazioni (pur in quote limitate nell'ambito di un investimento diversificato) a clienti di fiducia e che ora si stanno preoccupando di come recuperare le somme perdute.
I consigli. L'insinuazione al passivo è la strada principale per mettersi in lista con gli altri creditori in vista del rimborso. Per le modalità con cui è possibile registrarsi nelle procedura statunitense oppure in quella olandese si veda l'articolo "Tutti in fila per i rimborsi" del 26 gennaio 2009. Va detto, però, che la semplice insinuazione al passivo può rivelarsi insufficiente per assicurare il rimborso del credito. È consigliabile affidarsi a uno studio legale che possa seguire a New York o ad Amsterdam le procedure, magari raccogliendo più casi assieme per ridurre i costi. Un buon avvocato potrà comunque consigliare eventualmente l'opportunità di intentare la causa alla banca qualora non siano state rispettate le procedura di informativa dei clienti sul rischio dell'investimento. Può sembrare strano, ma accade molto più di frequente di quanto non si pensi che la banca non abbia rispettato tutti gli adempimenti che la legge impone in tema di sollecitazione del risparmio. In ogni caso va ricordato che l'Abi si sta attivando per coordinare le banche nell'insinuazione al passivo per conto dei clienti. Si può pretendere dal proprio istituto che si informi presso l'associazione e fornisca delucidazioni in materia.
