Manager nel mirino
La Direttiva Ue sui fondi alternativi di investimento all'esame della Ue riguarda hedge fund, fondi di private equity, quelli sulle commodity e il real estate. Il provvedimento colpisce soprattutto i manager gestori delle società in questione perché queste ultime sono in gran parte domiciliate in paradisi fiscali come le isole Cayman
Autorizzazione nazionale
L'obiettivo è di sottoporli a registrazione obbligatoria presso le singole autorità nazionali di vigilanza, le quali dovranno concedere l'autorizzazione a operare in ciascuno stato della Ue. Le authority nazionali dovranno anche ottenere dati e informazioni regolari sulla loro attività e avranno la facoltà di imporre un tetto alla leva finanziaria dei fondi
La direttiva riguarda i gestori domiciliati nella Ue, di fondi extra Ue con asset superiori a 100 milioni di euro
Il no degli Usa
La norma contestata dagli Stati Uniti è quella che richiede ai fondi extra europei di ottenere l'approvazione da ogni singola autorità nazionale per poter operare nella Ue (una sintesi della direttiva si trova sul sito della Commissione Ue)
I timori della City
Le restrizioni previste dalla direttiva spaventano anche la Gran Bretagna, sede dell'80% dell'industria degli hedge fund europea. Londra teme ripercussioni negative delle nuove regole sul settore più importante dell'economia nazionale. Ma timori analoghi sono stati espressi anche dall'associazione italiana dei fondi di private equity e venture capital (Aifi) secondo cui la nuova normativa creerebbe disparità tra i fondi europei e quelli internazionali.