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Tassi fuori controllo, ecco gli istituti più cari

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28 GIUGNO 2008

Come certe erbacce in grado di resistere anche ai trattamenti più duri, la commissione di massimo scoperto infesta il campo del credito. Il balzello tiene testa ormai da anni agli attacchi del legislatore (provò a eliminarla l'ex ministro Bersani con la terza "lenzuolata" sulle liberalizzazioni, ma il provvedimento, approvato dalla Camera, si arenò al Senato), del Governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, della magistratura e dalle associazioni dei consumatori. Il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, in settimana l'ha definita «una prassi iniqua e penalizzante per risparmiatori e imprese», che «dev'essere abolita» con modalità e tempi rispettosi della concorrenza. Il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, ha assicurato che le banche non saranno «insensibili al grido di dolore». Intanto però la commissione sopravvive.
Qualche banca che non la applica c'è, ma si tratta di una minoranza. Secondo un'analisi sul database dei conti correnti a confronto di PattiChiari, il consorzio dell'Abi che raggruppa l'offerta di un'ottantina di istituti, a gennaio la commissione era prevista da 314 contratti (il 64% del totale). La presenza sale al 70% con i conti sui quali può essere concordata dal cliente. Rispetto al 2007 la situazione è migliorata, ma di poco.
Perché le banche non la abbandonano? Semplice: perché rende moltissimo. Secondo la definizione ufficiale di Banca d'Italia (recepita anche dalla Cassazione con la sentenza 870 del 2006) la commissione è «il corrispettivo pagato dal cliente per compensare la banca dell'onere di dover essere sempre in grado di fronteggiare l'utilizzo oltre il fido sul conto corrente. Il compenso è calcolato in misura percentuale sullo scoperto massimo verificatosi in un certo periodo». L'onere si calcola anche quando il prestito rimane entro il fido accordato e cresce quando è oltrepassato. La media applicata dal sistema bancario è riportata ogni tre mesi da Palazzo Koch: nel secondo quarto del 2008 è in lieve calo allo 0,66%. L'onere, però, scatta indipendentemente dal tasso debitorio applicato e dalla durata del prestito, il che lo rende difficilmente confrontabile da caso a caso. Questo fa sì che la commissione sfugga ai radar delle rilevazioni usate per calcolare le soglie di usura. Proprio l'impatto della commissione sui tassi effettivi applicati ai prestiti è costata a molte banche l'accusa di usura.
La media nazionale non deve ingannare: secondo un test condotto da «Plus24» su 135 contratti offerti da 78 banche, estratti dal database di PattiChiari, la commissione arriva anche al 2,125% previsto dai contratti "Systema Insieme" e "Conto Internet" di Banca Antonveneta (gruppo Mps), oltre il triplo della media nazionale. Oneri elevati anche per alcuni conti del gruppo Veneto Banca ("Conto blu" costa sino all'1,625%), Popolare di Milano (con "Eurolight9" e "Globalconto famiglia" sino all'1,5%), stesso tetto dei conti "Plus linea Giotto" e "Vip linea Giotto" di CariFirenze (ora nel gruppo Intesa Sanpaolo).
Le percentuali sembrano esigue, ma non lo è il loro effetto. «Plus24» ha effettuato una simulazione su due ipotesi di conto corrente: la prima con un utilizzo medio del fido di 8mila euro nel trimestre (tetto a 9mila euro) e punta di sconfinamento a 10mila euro per 15 giorni, la seconda con un utilizzo medio di 2.000 euro (tetto del fido a 4.000 euro) e punta di sconfinamento a 5.000 euro per un solo giorno. In entrambi i casi il tasso nominale era del 13,85% entro il fido, quello extrafido del 13,9% (i tassi sono tratti dal campione PattiChiari). Alle due ipotesi sono stati applicati tre livelli di commissione: 0,66 (media nazionale), 1 e 2,125%. Il tasso effettivo sull'utilizzo medio, col crescere della commissione, balza dal 17 al 25% circa nella prima ipotesi, dal 20 addirittura al 35% circa nella seconda. Livelli molto superiori al 12,91% per i fidi sotto i 5mila euro e al 9,88% sopra i 5mila euro che sono la media rilevata da Banca d'Italia. Media che però non considera proprio la commissione di massimo scoperto.

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