L'Antitrust sta facendo il suo dovere, il Governo meno sul fronte della tutela del risparmio. Nessuna sorpresa: nel programma elettorale del Popolo delle Libertà, al pari di quello del Partito democratico, il tema "risparmio" non compare neppure (per la verità, in quello del Pd c'è, ma è riferito a quello energetico, mentre il Pdl si limita a ricordare l'investimento delle famiglie in titoli di Stato). Il presidente dell'Authority Antonio Catricalà ancora una volta ha denunciato alcune pratiche poco concorrenziali nel settore bancario, prendendosela con le odiate commissioni di massimo scoperto, in linea con il Governatore di Bankitalia Mario Draghi. Si può obiettare che le Authority stiano facendo pressioni sulle banche in un settore non così critico. Perché non è dai servizi connessi al conto corrente, ma piuttosto da quelli di investimento che esse ricevono una gran mole di ricavi a fronte dei quali c'è scarso valore aggiunto e dove, quindi, sarebbe auspicabile più concorrenza. Ma anche qui qualcosa si sta muovendo grazie alle prese di posizione di Draghi sulla separazione tra gestione e distribuzione dei fondi comuni, e alle contestate proposte della Consob sullo stesso argomento.
Meno protettivi nei confronti dei risparmiatori appaiono due provvedimenti contenuti nella manovra d'estate. La minor deducibilità in capo alle banche degli interessi passivi penalizza gli istituti più generosi con i risparmiatori, quelli che riconoscono remunerazioni più alte sui depositi (perché sui loro conti incide di più la quota di indeducibilità). C'è poi l'aumento dal 12,5% al 20% della ritenuta fiscale sui redditi dei fondi immobiliari, una misura che colpisce gli oltre 300mila risparmiatori che negli anni passati hanno sottoscritto questi strumenti a scopi non speculativi. Non sono chiare le ragioni dell'accanimento della maggioranza nei confronti di questi pacifici concittadini, tra i quali non mancano certo fedeli elettori del centro-destra.
