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Il laureato alla Bocconi e quell'eredità tutta da gestire

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6 DICEMBRE 2008

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L'indicizzazione mi era nota, ma la spiegazione non mi convince affatto. Spero di sbagliarmi.
P.G.V. (via e-mail)

• Da un punto di vista tecnico i BTp indicizzati all'inflazione europea garantiscono un rendimento attraverso due modalità: la prima è la cedola semestrale, che nel caso del titolo segnalato dal lettore è pari allo 0,475% (il che corrisponde al 0,95% annuo non capitalizzato). La seconda modalità, spiega la società di consulenza indipendente JC&Associati, è quella che più caratterizza questo tipo di obbligazioni: sia le cedole, sia il capitale a scadenza sono infatti incrementati in funzione dell'aumento dell'indice di inflazione europea. A questo riguardo ricordiamo che l'indice di inflazione europea è un valore il cui aumento (o diminuzione) determina gli incrementi (o decrementi) percentuali normalmente comunicati dai media.
Per esempio, se l'indice (calcolato mensilmente) passa da 100 a 102, l'incremento di inflazione è pari al 2% è quindi anche le cedole e il capitale rimborsato a scadenza saranno aumentati del 2%. La cedola annua quindi passerà dallo 0,95% al 0,95% x 1,02 = 0,97% mentre il capitale rimborsato a scadenza passerà da 100 a 100 x 1,02 = 102.
Da quanto precede si può dedurre che, acquistando un BTp indicizzato all'inflazione in un tempo successivo alla data di sottoscrizione, il titolo incorporerà tutto l'aumento dell'indice dei prezzi dalla sua nascita al momento dell'acquisto. Tale aumento, che si traduce in una cedola più elevata e in un maggiore valore rimborsato a scadenza, va ovviamente ricompreso nel prezzo complessivo. L'aspetto che può indurre in confusione è che il "prezzo secco" normalmente visibile sui giornali, non incorpora l'aggiustamento relativo all'inflazione (allo scopo di consentire una più immediata possibilità di confronto tra titoli diversi); il prezzo «tel quel», invece, quello effettivamente pagato dall'investitore, è normalmente visibile soltanto analizzando la contabile di acquisto.
Nel caso sottoposto dal lettore: il BTpi 0,95% 2010 (Isin IT0003805998) è stato emesso a gennaio 2005. Al momento della prima sottoscrizione l'indice europeo armonizzato dei prezzi (escluso tabacco), quello al quale è indicizzato il nostro BTpi, aveva un valore di 98,0798. Per determinare il costo complessivo di acquisto (cioè il prezzo "tel quel"), è necessario utilizzare i valori dell'indice di inflazione europea di agosto e settembre, pari a 108,22 e 108,42 rispettivamente. Effettuando l'interpolazione lineare tra questi due valori (una sorta di media aggiustata per il tempo), il dato definitivo da utilizzare per il nostro calcolo è di circa 108,30. Dividendo 108,30 per 98,0798 si ottiene un moltiplicatore (index ratio) pari a 1,1042. L'index ratio è il numero al quale vanno moltiplicati la cedola iniziale (0,95%) e il valore di rimborso iniziale (100%), per ottenere il dato aggiornato che tiene conto dell'aumento dell'indice dei prezzi.

Nel nostro caso la cedola attuale è pari a 0,95% x 1,1042 = 1,049% mentre il valore di rimborso è pari a 100% x 1,1042 = 110,42%. Da quanto precede si può quindi calcolare che con un "prezzo secco" pari a 97,07, il prezzo "tel quel" sarà pari a 97,07 x 1,1042 = 107,18 più gli eventuali dietimi. La risposta della banca è quindi sostanzialmente corretta; la maggiorazione di prezzo incorpora l'inflazione fin qui "accumulata" dal titolo sia sulla cedola, sia sul capitale rimborsato a scadenza.
Relativamente al rendimento a scadenza, invece, a 97,07 il titolo ha un rendimento nominale (esclusa quindi l'inflazione) di 2,55% circa. Affinché si raggiunga un rendimento complessivo a scadenza del 6% l'inflazione media dovrà risultare pari al 3,45%, un valore che sembra assai elevato anche in considerazione dell'attuale (assai debole) ciclo economico. I valori di inflazione previsti dal mercato per i prossimi due anni sono di circa l'1,25%, il che implicherebbe un rendimento finale per il nostro lettore del 3,80% circa.

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