In questo momento di forte crisi sul sistema finanziario proprio da alcuni bond di banche solide potrebbero venire occasioni per chi vuole dare più sprint al portafoglio.
In particolare, secondo alcuni analisti è il momento di investire nei titoli della banche italiane. «Sono quelle che garantiscono una maggiore solidità da un punto di vista patrimoniale – spiega Manuela D'Onofrio, responsabile degli investimenti in UniCredit Private Banking – hanno risentito poco della crisi immobiliare legata ai mutui subprime, hanno sempre adottato una politica abbastanza restrittiva nell'erogazione dei prestiti e poi si finanziano, prevalentemente, con i depositi e quindi hanno fatto scarso ricorso al mercato dei capitali».
«A patto di tenerli in portafoglio fino alla scadenza – spiega Angelo Drusiani, responsabile obbligazionario di Albertini Syz – e se si ha una discreta propensione al rischio, al momento ci possono essere delle buone occasioni sia tra quelli a cedola fissa sia a cedola variabile, legati all'Euribor. Per esempio, c'è UniCredit con scadenza 2011 e rating A+ che offre il 5,4% lordo, Banca Lombarda con rating A- che offre 5,77% con scadenza 2014, Deutsche Bank al 5,25% rating AA- con scadenza al 2010. In altri settori c'è Holcim con scadenza al 2010 rating BBB+ al 5,43%. Per chi vuole rischiare di più c'è anche un titolo Gm con scadenza al 2013, rating B- e rende il 21,5 per cento».
Per D'Onofrio, oltre alle banche italiane, è possibile scovare qualche occasione anche nei titoli delle società a elevata capitalizzazione, in quelle del settore delle utility come Enel o la tedesca E.On ma anche nei settori petrolifero, alimentare e farmaceutico. «Prediligo quando possibile il ricorso a fondi – conclude D'Onofrio – e se si opta su singoli titoli comunque meglio avere un portafoglio diversificato dal quale escludo il settore l'assicurativo».
Di diverso avviso nel settore dei fondi è Guido Casella, responsabile del settore obbligazionario in Azimut che non investe in questa tipologia di titoli. «Sono titoli che, a fronte di quel rendimento in più che offrono, – spiega – non giustificano l'elevata componente di rischio e di volatilità. Perché soprattutto in questi giorni assistiamo all'allarme che si crea proprio su questi titoli e alla fretta di venderli. Non solo. Spesso è un mercato tutto fuorché vivace e liquido. Insomma, ci si ritrova impantanati. Nel mio portafoglio di circa 15 miliardi ho solo un paio di milioni investiti in un corporate bond di Ge perché era l'unica tripla AAA».
Rispetto a un investitore istituzionale, il privato però ha qualche opportunità in più perché non è tenuto a venderli e può tenerli fino a scadenza. «Sì, certo – aggiunge Casella – se si possiede un corporate bond di qualità e lo si tiene fino a scadenza, ma in caso contrario anche per un privato vale il principio che il maggior rendimento non paga l'alta volatilità. A quel punto meglio puntare a un portafoglio che ha il 10% di titoli azionari e 90% di titoli governativi, perché se riparte il mercato e la situazione ritorna in positivo, si porta a casa un risultato migliore. In secondo luogo, quel 10% di azioni può essere composto anche da un indice o da un fondo azionario globale o europeo».
lucilla.incorvati@ilsole24ore.com