Cosa direste di un portafoglio fatto al 95% da BTp triennali e al 5% da un Etf azionario? È una ripartizione che permetterebbe al BoT people - milioni di italiani che non amano correre rischi sui mercati - di continuare a investire in condizioni di sicurezza e semplicità, e al tempo stesso di dotarsi di un'opzione sulla crescita attesa delle Borse. Certo, bisogna tenere conto di tutti gli scenari possibili. Partiamo da un'ipotesi pessimistica (ma non la peggiore!): un crollo del 50% dei listini azionari da qui a un anno. Ciò porterebbe il ribasso complessivo dai massimi di inizio ottobre 2007 al 72% circa, ancora lontano dal peggior drawdown della storia delle Borse, che è stato il -89% di Wall Street nel periodo 1929-1932. Sotto questa ipotesi, il montante atteso fra un anno di 100 € sarebbe pari a 100,35 € (uguale a 100 più il rendimento periodale del BTp al netto delle tasse, meno la perdita sull'Etf).
Un risultato peggiore di quello citato sarebbe possibile solamente in quattro (rari e ulteriormente drammatici) scenari.
1 - Un crollo delle quotazioni azionarie superiore al 50 per cento.
2 - Una stagflazione (combinazione di stagnazione e inflazione) stile anni 70, che avrebbe un effetto depressivo sul valore dei BTp.
3 - Il peggioramento del merito di credito dell'Italia, anche questo un fenomeno che eroderebbe la quotazione dei titoli di Stato a medio termine.
4 - Il verificarsi di tutti e tre gli scenari precedenti.
Si noti che in due dei quattro scenari precedenti (il secondo e il quarto), la soluzione 100% BoT (o 100% buoni postali) esporrebbe comunque a delle perdite reali sul portafoglio.
E passiamo invece al caso favorevole, che qualcuno potrà facilmente ritenere il più realistico. Innanzitutto, lo scenario più compatibile con una discesa dell'azionario del 50% è quello di bassa inflazione (o anche deflazione) e bassi tassi. Quindi non solo si può immaginare in questa situazione almeno una tenuta del prezzo dei BTp, ma anche un limitato effetto erosivo sul capitale nominale (l'unica marginale difficoltà sarebbe il reinvestimento della cedola del titolo di Stato a tassi più bassi di quelli attuali). Per intendersi: se la recessione sarà talmente grave da giustificare un ribasso complessivo delle azioni del 72%, non è azzardato prevedere un'inflazione nulla o addirittura una deflazione.
Oltre a proteggere il capitale da qui a un anno (attenzione però: al netto degli eventi estremi sopra menzionati), la composizione del portafoglio descritta consente di mantenere una esposizione ai mercati azionari molto piccola ma potenzialmente esplosiva. Va ricordato che le azioni sono interpretabili come opzioni call sul valore delle imprese (capitalizzazione più debito), con prezzo di esercizio pari al debito nominale.
Ci possono essere varianti a questo portafoglio: si possono usare titoli di Stato o sovranazionali tripla A al posto dei BTp (massimizzando il merito di credito, e rinunciando a un po' di rendimento), o anche CcT (che attualmente su scadenze a tre anni rendono anche di più dei BTp, ma che sono legati nel bene e nel male alle dinamiche attese dei tassi dei BoT). Qualcuno potrebbe spingersi a considerare i BTp indicizzati all'inflazione per la componente obbligazionaria, giocando anche sul pesante scenario deflattivo che stanno scontando. Ciò che importa è osservare che, senza grandi forzature o complicazioni, un'ampia gamma di risparmiatori tranquilli può approfittare della crisi finanziaria, e delle opportunità che essa può generare per chi è in grado di detenere attività rischiose in modo ben controllato.
marco.liera@ilsole24ore.com