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FINANZA

È crisi, ma non per tutti

di Vitaliano D'Angerio

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8 NOVEMBRE 2008

La Quaresima è già iniziata. Stavolta le Borse hanno anticipato di poco, un paio di mesi, quello che gli ottimisti definiscono rallentamento economico e, i pessimisti, recessione. Tra quest'ultimi vi sono certamente gli strategist della svizzera Ubs che hanno tagliato in modo brutale le previsioni del Pil mondiale: dal 2,2% a 1,3% nel 2009. E hanno rilevato che è la stagnazione economica più profonda dal 1981. Forse gli analisti elvetici dovranno in futuro aggiornare tali stime inserendo la «variabile Obama». L'elezione del primo presidente Usa afroamericano sembra infatti aver iniettato una buona dose di fiducia agli americani.Al momento, però, il quadro internazionale è ancora sul depresso andante. Basta dare un'occhiata all'S&P500, l'indice delle aziende Usa più capitalizzate. Da inizio anno ha ceduto il 34 per cento. «Le valutazioni sono estremamente contenute. Le società dell'S&P500 vengono valutate circa 13 volte gli utili – rileva Pietro Cirenei, direttore generale di Bipiemme Gestioni Sgr –. È il livello di valutazione più basso da metà degli anni 70». Le attese sugli utili sono state ridotte di molto. Forse troppo, azzarda qualche gestore. Leon Pedersen, portfolio manager di Nordea: «Le valutazioni in questo momento sono attraenti in termini di p/e (rapporto prezzo-utili). Inoltre, per la fiducia del mercato, sono state decisive le misure governative di supporto alle banche. Certo, nessuno nega che siamo in recessione e di conseguenza le aziende stanno rivedendo al ribasso le stime sugli utili».

Fondi in acquisto
Qualcuno un po' malizioso afferma che stiamo per entrare nel periodo del window dressing: i grandi fondi di investimento non possono presentarsi ai clienti, a fine anno, con perdite addirittura superiori agli indici di riferimento. Ecco perché in tanti dovranno tornare sul mercato azionario, dopo aver liquidato grandi quantità di titoli. E comprare nel tentativo di dare un po' di smalto alle performance. Da qui l'ipotesi di un rimbalzo tecnico più poderoso di quello che si è verificato alla vigilia delle elezioni americane. Ovviamente sono ipotesi, anche perché molti grandi investitori ancora non si fidano di quanto sta accadendo sul mercato. «Non so se questo rimbalzo vi sarà e in che dimensioni – ribadisce il gestore nordico, Pedersen –. Non credo però sarà legato al riacquisto di titoli da parte dei gestori».

Rischio credito
Di fatto, la paura sul fronte credito non è scomparsa del tutto. «Il rischio credit crunch esiste ancora – sottolinea Cirenei –. Le misure dei governi, a mio parere, sono sufficienti e la Federal Reserve ha agito bene tagliando i tassi fino all'1 per cento. Ancora non capisco perché nel giugno scorso la Banca centrale europea abbia rialzato i tassi». Sul punto mettono in guardia anche gli strategist Ubs: «Nonostante la ricapitalizzazione delle banche e le garanzie date sulle loro passività, i canali di credito potrebbero rimanere congelati». Si spera che tale scenario si sblocchi. Determinanti, a detta degli esperti, saranno le misure fiscali annunciate dai governi occidentali a sostegno dei consumi. Provvedimenti tutti da scoprire.

Strategy Expresso!
È il titolo di un report della banca d'affari Goldman Sachs, pubblicato il 3 novembre ed elaborato da un team di quattro strategist coordinati da Gerald Moser. Nel documento, oltre alla presa d'atto della recessione (+0,6% la crescita in Europa e -0,2% negli Usa, queste le loro previsioni 2009), danno anche delle indicazioni sui possibili settori e titoli che nel breve potrebbero essere beneficiati dal mercato. Anche le teste d'uovo di Goldman ammettono la difficoltà di identificare le azioni maggiormente avvantaggiate dalle future misure fiscali che saranno adottate dai governi. Da qui l'ipotesi: puntare sulle aziende le cui vendite sono maggiormente esposte alla spesa pubblica degli esecutivi di Regno Unito, Usa ed Europa.
Le prime sei società in una classifica di 35 (tutte quotate e con un flottante superiore ai 2 miliardi di euro) appartengono però al settore salute (healthcare). È il caso per esempio di Fresenius Medical Care che in media vede l'87% delle sue vendite esposte alla spesa pubblica. Ma per gli analisti Goldman, non dovrebbe essere l'healthcare il settore più avvantaggiato dalle misure fiscali. Le prime azioni nella graduatoria appartenenti a comparti diversi dalla «salute» e con il fatturato più esposto alla spesa dei governi, sono Pearson (media), Bae Systems e Cobham (beni e servizi industriali) e Vinci (costruzioni). In attesa dei provvedimenti fiscali, occhio alla volatilità.

v.dangerio@ilsole24ore.com


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