Nonostante la tutela del risparmio non comparisse nel programma elettorale del Pdl (e neppure in quello del Partito Democratico), la risposta del Governo di Centro Destra alla grande crisi finanziaria globale è stata forte e decisa. Il tempo dirà se sia stata anche efficace, ma intanto va detto che l'Italia sta agendo con misure straordinarie a difesa degli investimenti delle famiglie e della stabilità del sistema bancario al pari degli altri Paesi occidentali.
Fatta questa rassicurazione, resta il fatto che le misure che mirano a introdurre una garanzia pubblica sui risparmi dei cittadini trovano il loro principale limite nel fatto che non possono (e non devono) estendersi a tutti gli strumenti di investimento. Restando nell'ambito dei soli impieghi a brevissimo termine, si creano delle asimmetrie tra depositi, BoT, buoni postali e bond bancari da una parte e fondi comuni ed Etf di liquidità dall'altra, per altro più da un punto di vista comunicazionale ed emotivo che sostanziale.
In effetti, i fondi comuni e gli Etf di liquidità prevedono la garanzia del patrimonio separato e della banca depositaria. In altri termini, in caso di insolvenza della società di gestione (mai verificatasi nei 25 anni di storia dei gestori di diritto italiano), i titoli e gli euro di pertinenza dei clienti vengono a loro restituiti. La banca depositaria ha l'obbligo di custodire questi valori.
Grazie a questa architettura, i fondi comuni e gli Etf appaiono strumenti ben protetti anche in assenza di una garanzia statale. Tuttavia, è chiaro che in un mercato del risparmio afflitto da deficit cognitivi abissali, è ovvio che la protezione governativa appare un concetto molto più semplice e comprensibile del «patrimonio separato» e della «banca depositaria». Sicchè, di fatto si viene a realizzare una asimmetria nella percezione di sicurezza, che in buona parte è ingiustificata, ma che potrebbe ulteriormente penalizzare i fondi comuni rispetto ai prodotti di investimento bancari.
D'altra parte, la volatilità inattesa che i fondi comuni hanno manifestato storicamente, al netto dei costi, non ha contribuito a tranquillizzare i sottoscrittori. Ciò vale per molti fondi obbligazionari «dinamici», o per i cosiddetti «Euribor plus», che per dare rendimenti allettanti hanno in troppi casi inserito nei portafogli dei titoli «tossici», che hanno dato luogo a perdite totalmente inaspettate. Purtroppo, neppure certi fondi di liquidità, che dovrebbero essere il baluardo di massima sicurezza del risparmio gestito, sono rimasti immuni dai danni della crisi, mostrando sorprendentemente dei rendimenti negativi nell'ultimo mese . L'altra asimmetria che può creare effetti indesiderati sui mercati finanziari è quella che deriva dall'applicazione di massimali di assicurazione degli strumenti bancari diversi tra Stato e Stato. Con la globalizzazione della finanza e la diffusione dell'operatività online, possono generarsi movimenti di capitali che in modo opportunistico vanno a risiedere nei Paesi che offrono le garanzie più ampie. Ciò può accadere soprattutto in periodi di grave incertezza sulla solvibilità degli intermediari come quella attuale. Una fase nella quale milioni di famiglie avanzano dubbi «atroci» sulla sicurezza dei propri risparmi, che per decenni erano rimasti sopiti. In passato, i momenti migliori per investire in attività rischiose furono proprio quelli in cui era irresistibile la tentazione di mettere i soldi sotto il materasso.
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