Dal terremoto dell'ultima settimana si salvano quasi esclusivamente i titoli di Stato, ma quello che oggi si è rivelato un ottimo rifugio potrebbe in un domani non troppo lontano trasformarsi in una pericolosa trappola per il risparmiatore. La frenetica caccia a investimenti di maggior qualità e minor rischio ha infatti premiato a tal punto i prezzi dei bond governativi (e ridotto di conseguenza i rendimenti) da rendere le loro quotazioni in molti casi eccessive e lontane dai fondamentali.
Insomma, acquistando adesso l'investitore si mette magari al riparo dai crolli di Borsa, ma finisce per ottenere rendimenti di gran lunga inferiori a quelli di qualche settimana fa e che coprono a malapena dal caroprezzi. Ma soprattutto, nel caso le pressioni dovute alla crisi finanziaria dovessero affievolirsi, si espone al rischio di dover rivendere fra qualche mese a prezzi di saldo ciò che oggi si è acquistato a peso d'oro. «Il livello di incertezza e di ansia raggiunto dai mercati obbligazionari – sottolinea Markus Allenspach, specialist sul reddito fisso di Bank Julius Baer & Co. – è paragonabile soltanto alla situazione dello scorso marzo precedente al salvataggio di Bear Stearns. Oggi come allora, però, è improbabile che i rendimenti dei bond governativi restino su livelli così bassi, anche perché l'inflazione si mantiene elevata tanto negli Stati Uniti che in Europa: a nostro avviso i prezzi delle obbligazioni saranno destinati a calare».
Anche sui titoli di Stato, dunque, occorre essere prudenti. Non per questo, però, bisogna fare di tutta l'erba un fascio: «Credo che sulla parte a breve della curva esistano opportunità interessanti, anche perché i rischi di inflazione si stanno via via riducendo e la Banca centrale europea dovrà probabilmente allentare i tassi di interesse nel corso del 2009», osserva Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Funds. Puntando su titoli con scadenze fino ai due anni, insomma, si può ragionevolmente restare al riparo da sorprese: «Il BTp a 2 anni – conferma Carlo Bodo, responsabile dei prodotti obbligazionari internazionali di Sella Gestioni – offre un rendimento lordo del 4,2% che mi sembra tutto sommato interessante, visto che si tratta di un titolo dalla volatilità ridotta».
Quando l'orizzonte temporale si allunga, il discorso si fa invece più complesso. «In questo momento – aggiunge Delitala – le quotazioni del Bund (il titolo decennale tedesco, ndr) sono fortemente sopravvalutate rispetto ai fondamentali per il fenomeno del flight to quality. Puntare su un titolo simile significa scommettere su un ulteriore inasprimento della crisi finanziaria, ma se questo poi non avviene si può rischiare anche di perdere fino a 3 punti percentuali in poche settimane».
Potrà sembrare paradossale, ma in questa fase particolarmente delicata il BTp offre maggiori garanzie di protezione, proprio perché in questi ultimi giorni la differenza di rendimento rispetto al Bund è balzata ai massimi fino a 78 punti base (4,82% per decennale italiano contro il 4,04% del tedesco). «Uno spread così elevato – osserva Bodo – rappresenta una sorta di cuscinetto: se le tensioni sui mercati finanziari si allenteranno, il rendimento del Bund tornerà a salire penalizzando gli investitori. Al tempo stesso, però, si ridurrà anche la differenza di rendimento fra titoli tedeschi e italiani e i prezzi di questi ultimi saranno colpiti in misura inferiore».
Fuori dall'Europa, in questo momento, è invece meglio non avventurarsi: «Acquistare un titolo del Tesoro Usa ai prezzi attuali – ammette Delitala – significherebbe francamente scommettere sul disastro finanziario. Sempre che non si decida di puntare su un bond legato all'inflazione, le cui valutazioni sono decisamente più interessanti».
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