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«Scuola, scatto d'orgoglio»

di Luigi Illiano

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Continuità con quanto di valido già fatto anche dal ministro Fioroni, scelte condivise tra maggioranza e opposizione, valorizzazione del merito e delle eccellenze, più autonomia e valutazione, stipendi degli insegnanti allineati a quelli dei loro colleghi europei. Sono alcuni dei punti descritti ieri dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, durante l'audizione in commissione Cultura alla Camera, dove ha illustrato le proprie linee programmatiche. Ma nelle trentasei pagine lette ai deputati c'è molto altro: citazioni per il Papa, Napolitano, Gramsci («Lo studio è un mestiere molto faticoso»), Moro, i meridionalisti. Poi, la richiesta di una grande alleanza per la scuola che va lasciata fuori dallo scontro politico e un'esortazione a uno scatto d'orgoglio nazionale, per far risalire la qualità del sistema d'istruzione dal fondo delle classifiche internazionali sull'apprendimento.
«Oggi non intendo fare la lista della spesa», ha detto in premessa Gelmini, ma inevitabilmente l'intenzione non è stata del tutto rispettata. Anche perché l'esposizione delle linee generali di un'intera legislatura non può che essere sintetica ed enunciativa, ai limiti della superficialità. Non a caso al capitolo delle risorse – pur trattandosi della leva strategica per capire come, quanto e quando – sono dedicate appena tredici righe della relazione e non certo quelle più analitiche. Poco spazio, ma il ministro se lo è fatto bastare almeno per dire che «il precedente Governo aveva avviato un piano triennale di contenimento della spesa pubblica nel settore scuola che noi abbiamo ereditato e rispetto al quale non possiamo che procedere». «La coperta è corta», ha ammesso il ministro. E con questa coperta non sarà facile realizzare tutto quanto descritto. Silenzio totale, invece, sulle assunzioni attese da decine di migliaia di docenti, per i quali, probabilmente, si trattava della notizia più importante.
Gelmini non ha nascosto le difficoltà e non ha usato mezze misure. A partire dal pessimo piazzamento dei quindicenni nelle indagini Ocse-Pisa, passando per il burrone che divide il Nord dal Sud dell'Italia, sul piano dei risultati, della dispersione e degli abbandoni.
«Non possiamo ignorare che lo stipendio medio di un professore di scuola superiore, dopo 15 anni di insegnamento è di 27.500 euro lordi all'anno». In Germania, ha osservato il ministro, lo stesso docente guadagnerebbe 20mila euro in più. In Finlandia 16mila. La media Ocse è superiore a 40mila euro. «Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse», ha detto ancora Gelmini. E proprio riferendosi ai docenti, ha sostenuto che sono troppi e poco pagati. Il riconoscimento dello status professionale è uno dei nodi da sciogliere.
Poi l'affondo: «Una scuola ostaggio di rivendicazioni, più finalizzata al controllo ideologico che non al recupero dei compiti del sistema, ha prodotto un esito che, credo, né i sindacati, né i partiti, né la società italiana tutta possano ritenere sensato: stipendi da fame, tramonto della cultura del merito, tramonto del senso della scuola. È una sconfitta nazionale cui tutti abbiamo il dovere di reagire».
Sul versante dell'azione di governo, Gelmini ha dichiarato di non voler affidare solo alle leggi di sistema la soluzione dei problemi, promettendo riforme legislative «solo dove è strettamente necessario», privilegiando buona amministrazione, semplificazione e chiarezza degli interventi. «Cercherò, soprattutto, di preservare e mettere a sistema quanto di buono fatto dai miei predecessori», ha detto Gelmini, citando la "circolare Fioroni" sui debiti formativi, confermata, ma resa più agile.
Forse, proprio in considerazione del quadro drammatico, quanto veritiero, tracciato dalla stessa Gelmini, la forte maggioranza della quale dispone il Governo Berlusconi autorizzerebbe, invece, a intraprendere un'azione complessiva, capace di dare identità e configurazione di prospettiva al modello d'istruzione italiana che da molti decenni va avanti proprio a colpi di interventi amministrativi e sperimentali generando solo confusione e frammentazione. Basti pensare agli oltre 900 percorsi di studio attivati nelle superiori. Tasselli che, presi uno alla volta, non finiranno mai per incastrarsi e dare vita a una costruzione modulare e compatta. Rendendo obbligatoria la navigazione a vista.
L'autonomia strettamente connessa alla valutazione è un altro dei punti sottolineati, per mettere fine all'immobilizzante autoreferenzialità della scuola. «Non possiamo rendere piena l'autonomia scolastica senza un sistema di valutazione che certifichi, in trasparenza, come e con quali risultati venga speso il denaro pubblico». Meccanismo da attivare per approdare al riconoscimento oggettivo del merito, per studenti, insegnanti e scuole. Sulle scuole paritarie il ministro ha detto che «tutte le scuole svolgono un servizio pubblico, in quanto tenute a rispondere a precise indicazioni ordinamentali stabilite dal sistema legislativo».
A proposito di scelte condivise, Gelmini ha affermato di essere d'accordo con Fioroni che ha auspicato una «legislatura del buonsenso» e a questo proposito ha citato testualmente parte del programma del Pd per dichiarare la propria convergenza. Così come ha ringraziato il ministro ombra dell'Istruzione, Mariapia Garavaglia. Tra gli impegni immediati, Gelmini ha ricordato che il debutto del nuovo secondo ciclo è fissato per settembre 2009. E per i contenuti si lavorerà soprattutto sulla quarta "I" (dopo Internet, Inglese e Impresa): quella di Italiano. E sulla pari dignità tra percorsi liceali, tecnici, professionali e di formazione regionale. Infine, attenzione particolare all'inclusione dei diversamente abili, all'integrazione degli alunni stranieri. Lotta al bullismo e partnership tra scuola e famiglie «per far fronte alla sfida dell'emergenza educativa».
  CONTINUA ...»

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