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Agroalimentare in bilico tra ricerca e biosicurezza

di Andrea Paternostro

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Gestire i punti critici di ogni ciclo produttivo, spaziando dalle imprese agricole a quelle alimentari, fino alle risorse naturali. Agraria e veterinaria convergono su molti settori, dalla zootecnia all'analisi dei cibi.

Agraria
Nata nel 1998, la facoltà dell'Università di Modena-Reggio Emilia sta compiendo veloci progressi e dispone ora di un nuovo campus. L'anno scorso gli immatricolati sono aumentati della metà. Per il 2008 offre una laurea triennale in scienze e tecnologie agrarie e degli alimenti, con curriculum in tecnologie delle produzioni alimentari oppure viticoltura ed enologia, e due specialistiche, controllo e sicurezza degli alimenti e produzioni vegetali innovative.
«La triennale copre tutta la filiera e ha uno stretto legame con il territorio; quella di secondo livello punta invece sulla ricerca» sottolinea il preside Domenico Lo Fiego. Quaranta aziende ed enti sono convenzionati per tirocini e attività di ricerca. In programma seminari dedicati alle scuole superiori con visite ai laboratori e la possibilità di svolgere stage.
A Campobasso, nella facoltà di agraria dell'Università del Molise, partiranno alcune modifiche ispirate dal Dm 270/04: «Stiamo compattando i corsi – afferma il preside Angelo Manchisi – creando due curricula per agrari e forestali. Puntiamo molto sulla laurea in scienze e tecnologie alimentari». Lo studio dei cereali è il settore più sviluppato e ci sono stretti rapporti con il Parco tecnologico Moliseinnovazione, che si occupa delle filiere del latte e della carne.
A Grugliasco ha sede anche Agrinnova, Centro di competenza per l'innovazione agro-ambientale dell'ateneo, a contatto con la facoltà di agraria: svolge ricerca di base e applicata, servizi alle imprese, formazione e divulgazione, rapporti internazionali e trasferimento tecnologico ai Paesi in via di sviluppo: «Abbiamo progetti di cooperazione in Cina, nell'Est europeo e nei Balcani – spiega la direttrice Maria Ludovica Gullino – in particolare per lo sviluppo sostenibile e la protezione delle piante, la biosicurezza e degli effetti della globalizzazione».

Veterinaria
Le facoltà di veterinaria di Torino e Perugia (assieme a Bologna, Bari, Teramo) sono tra quelle approvate dalla Ue per gli standard didattici: un percorso di studi con molti tirocini e laboratori. «Abbiamo inserito molte attività pratiche dal terzo anno in poi – racconta il preside Bartolomeo Biolatti – ovvero una serie di day one skills, abilità e competenze riconosciute in Europa. Chi esce dalle aule deve anche saper fare». Per questo sono stati potenziati il macello didattico e l'ospedale veterinario e nel campus di Giugliasco c'è il canile cittadino. In primis, vengono insegnati i principi dell'animal handling per imparare ad avvicinarsi a essi. Gli iscritti sono 700 sui 1.050 studenti della facoltà. Oltre al tradizionale corso a ciclo unico, l'offerta prevede una laurea in produzioni animali, una in biotecnologie con curriculum veterinario e il corso in tecniche della prevenzione che forma ispettori della sicurezza: «Prima c'era il vigile sanitario comunale o provinciale, di ausilio all'ufficiale sanitario, ora si cerca di unificare i profili, dando una preparazione più ampia».
A Perugia è possibile frequentare il corso tradizionale oppure una triennale in igiene e qualità degli alimenti, che segue tutti gli aspetti della filiera, dall'allevamento e benessere animale fino alla tavola. Alcuni laureati vengono assorbiti dal mercato inglese. «Ogni studente ha un registro personale in cui vengono annotate tutte le attività pratiche svolte, obbligatorie per conseguire la laurea – spiega il preside, Franco Moriconi – siamo un punto di eccellenza per lo studio dei cavalli e dei piccoli animali. Oltre all'ospedale abbiamo un'azienda didattica sperimentale, le cui attività rilasciano crediti formativi».

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