Per molte facoltà di scienze politiche, il prossimo anno accademico inizierà all'insegna del cambiamento sotto la spinta del decreto del ministro Fabio Mussi. «Dopo aver espanso l'offerta in mille rivoli – sintetizza Fulco Lanchester, preside di facoltà alla Sapienza di Roma – tornano agli assi portanti, gli ambiti delle relazioni internazionali e dell'amministrazione». Lo stesso ateneo romano prevede di ridurre da quattro a tre i corsi di primo livello, da sette a cinque quelli di secondo livello.
Le circa 1.200 matricole attese opteranno tra scienze politiche e relazioni internazionali (scelta dall'80% degli iscritti), amministrazione, relazioni economiche internazionali, tutti percorsi coperti da sviluppi biennali in sede. «Stiamo predisponendo per l'anno ancora successivo – anticipa Lanchester – anche un corso interfacoltà di sviluppo, economia, comunicazione». «Come tutte le mega-università – continua – nei primi due anni la "mortalità" è di un buon 40%, ma il collegamento tra triennale e biennale è forte tanto che un altro 40% prosegue».
Molto pesante a partire da subito è la razionalizzazione all'Università degli studi di Firenze sulle lauree di primo livello, che si compattano su sociologia e politiche sociali e scienze politiche, che ingloba ad esempio i corsi di media e giornalismo, studi internazionali, relazioni industriali. Rimane invece ampio il ventaglio di curricula e corsi biennali, tra cui relazioni internazionali e studi europei, analisi e politiche dello sviluppo locale regionale (presso la sede di Prato), sociologia e ricerca sociale. «Abbiamo seguito il modello di Parigi – spiega la preside Franca Maria Alacevich – pensando che s'iscrive da noi chi vuole una solida preparazione multidisciplinare e che gli studenti non debbano compiere scelte mirate già dopo le superiori gli studenti, bensì in un momento successivo».
Cambiamenti rimandati al 2009-2010 all'Università degli studi di Pavia (un campus universitario con 15 collegi in tutto) che per il prossimo anno mantiene le tre proposte di primo livello in scienze politiche, governo e amministrazione, scienze sociali per cooperazione e sviluppo. «Fra due anni – precisa il preside Fabio Rugge – ci sarà il solo corso di scienze politiche e studi internazionali. Gli insegnamenti si ridurranno da circa 30 a 20, senza sacrificare alcun contenuto, semplicemente accorpando». Ma è sul secondo livello che Pavia punta, anche per attrarre studenti da altre sedi. Difatti sono confermate le quattro scelte di teoria politica, studi afro-asiatici, governo e politiche pubbliche, economia politica e istituzioni internazionali («il nostro corso più seguito», s'inorgoglisce il preside).
Numerose le novità a Palermo. Per seguire le lezioni, le 500 matricole previste potranno contare su due grandi aule collegate in videoconferenza nel Collegio San Rocco. «Ci sarà un test d'ingresso – aggiunge il preside Antonello Mirando – che pur non selettivo migliorerà la qualità degli studi. Soprattutto, poi, limitiamo i corsi di primo livello a scienze politiche e relazioni internazionali, scienze dell'amministrazione, studi europei e consulente giuridico e del lavoro». La continuità sul ciclo completo è garantita da due sviluppi di secondo livello. «Inseriamo per la prima volta l'insegnamento di filosofia del diritto – continua Mirando – finalizzato alla tutela dei diritti umani».
La Luiss di Roma, invece, punta su un corso triennale interclasse in scienze politiche e della comunicazione, che offre un approccio multidisciplinare, diretto a formare una base di conoscenze su cui innestare gli studi specialistici.
Prende tempo per i cambiamenti, infine, l'Università degli studi di Trieste, che per il prossimo anno mantiene i corsi (tutti completi, triennio più biennio) di scienze politiche e internazionali, amministrazione, sociologia per il territorio e lo sviluppo alla sede principale e di scienze internazionali e diplomatiche alla sede di Gorizia (numero chiuso). «Ristrutturazioni e accorpamenti – spiega il preside di facoltà Domenico Coccopalmerio – slittano al 2009-2010».