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Cuori da manager in corsia

di Giuseppe Di Marco e Celestina Dominelli

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Sotto il camice bianco batte un cuore da manager. O almeno così dovrebbe essere. Perché per diventare un buon dottore non basta saper usare gli strumenti del mestiere, ma occorre avere anche solide nozioni gestionali e organizzative. Carlo Lusenti, segretario nazionale dell'Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri, lo dice a chiare lettere: «È assolutamente indispensabile acquisire abilità manageriali, ma anche dotarsi di competenze etiche e comunicative per un esercizio consapevole della professione».
Guai però a pensare che la capacità di gestire fondi e risorse umane sia richiesta solo a chi riveste ruoli di responsabilità negli ospedali. «È una formazione necessaria a qualsiasi livello e non solo per avanzamenti di carriera – chiarisce Lusenti – perché il possesso di nozioni gestionali e organizzative consente di vivere e lavorare in un mondo che diversamente apparirebbe al medico come estraneo e ostile».
Prendiamo, per esempio, un medico di base che deve decidere quale farmaco prescrivere tra due medicinali con la stessa efficacia. In questo caso il dottore dovrà mettere in campo conoscenze cliniche ma anche farmaeconomiche per effettuare la scelta più adeguata per il paziente e meno dispendiosa per le casse del servizio sanitario. E lo stesso discorso vale naturalmente anche dentro gli ospedali. «I 120mila medici del Ssn – aggiunge Lusenti – sono tutti inquadrati come dirigenti della pubblica amministrazione e nessuno di loro è un puro esecutore di gesti tecnici e clinici. Ogni giorno tutti fanno scelte manageriali, anche se in modo più o meno consapevole». Certo, poi, ci sono i medici che determinate responsabilità le hanno per contratto. Come i capi dipartimento, a cui è affidato il controllo di interi settori delle aziende ospedaliere, o i direttori di struttura complessa (i primari) che devono amministrare bene risorse e fondi.
Vero è che sul fronte della formazione dei futuri medici manager il lavoro da fare è ancora moltissimo. Perché l'acquisizione di competenze gestionali è esclusivamente affidata a master post laurea organizzati da singoli atenei o da fondazioni e aziende sanitarie spesso frequentati da medici già formati. Per gli studenti di medicina, invece, la formazione resta prevalentemente clinica. Anche se qualche università, come l'ateneo di Firenze, comincia a correggere il tiro.
Insomma, la cultura della managerialità in corsia deve ancora decollare. E anche tra i dentisti si avverte il bisogno di un cambio di passo. «Il dentista per gestire uno studio che costituisce "impresa" - ammette Giuseppe Renzo, presidente nazionale odontoiatri della Fnom (la federazione nazionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri) deve possedere anche capacità manageriali».
Così un gruppo di cinquanta tra dottori e manager della sanità ha fondato un'associazione per rilanciare il tema promuovendo, spiega Gianfranco Gensini, numero uno della Simm (Società italiana medici manager) e ordinario di medicina interna all'ateneo di Firenze, «percorsi formativi, convegni e riviste per chi vuole integrare le conoscenze cliniche con una formazione gestionale».
Resta il nodo della preparazione universitaria che, secondo Gensini, «andrebbe ripensata accuratamente evitando però di sovraccaricare i laureandi. Serve più pratica affinché gli studenti maturino non solo sui libri, ma anche in aule multimediali e al letto del paziente». Gli fa eco Carlo Lusenti: «Il medico deve poter lavorare nell'ospedale già dopo la laurea e non solo dopo la specializzazione. Occorre cioè anticipare l'ingresso nel mondo del lavoro e rafforzare la preparazione di tipo manageriale a partire dal 2° triennio universitario consolidandola nei corsi di specialità». Ne è convinto anche Renzo: «I corsi di laurea devono conferire agli studenti nozioni di deontologia ed etica che strutturino il futuro professionista a un approccio empatico e a una preparazione adeguata in gestione e organizzazione della propria "impresa"». Piccoli aggiustamenti, insomma, affinché i futuri dottori acquisiscano le qualità del perfetto manager già tra i banchi.

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