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Laurea, dieci mosse per far centro sul lavoro

di Cristiano Dell'Oste

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Vince solo chi sa scegliere. A otto anni dalla riforma del «3+2» – entrata in vigore nel 2001 – le statistiche disegnano un quadro in chiaroscuro dell'università italiana. Secondo gli ultimi dati dell'Istat, dopo tre anni dalla discussione della tesi lavora circa il 73% dei laureati, ma di questi solo quattro su dieci hanno un contratto a tempo indeterminato. Mentre la retribuzione media – sempre a tre anni dal titolo – va dai 1.183 euro netti al mese rilevati dal consorzio AlmaLaurea ai circa 1.300 euro rilevati dall'Istat (che ha conteggiato anche i laureati triennali, fermi a 1.296 euro contro i 1.317 di chi ha una laurea lunga).

La bussola
Dietro i dati generali, comunque, si celano grandi differenze. Tra un ateneo e l'altro, oltre che tra un corso e l'altro. Ecco perché è importante scegliere bene "cosa" studiare, ma anche "dove" e "come" farlo.
La Guida all'università del Sole 24 Ore del lunedì vuol essere una bussola per gli studenti e le loro famiglie. Perché è vero che alcune aree disciplinari (ingegneria, economia e professioni sanitarie) sono più forti in termini occupazionali. Ma è altrettanto vero che non si può scegliere il corso di laurea andando contro le proprie inclinazioni e che anche nelle aree disciplinari più deboli si possono scrivere storie di successo. A patto di individuare l'ateneo migliore e di costruire il percorso di studi con attenzione alle lingue, al respiro internazionale e al rapporto con le imprese. Altrimenti si rischia di andare a ingrossare quel 31,1% di laureati (41% tra i triennali) che secondo l'Istat fa un lavoro per il quale non è necessario il titolo conseguito.
All'interno della Guida, per ogni area disciplinare sono presentate le novità della didattica, le statistiche di AlmaLaurea su condizione occupazionale e profilo dei laureati e una panoramica sul mondo del lavoro attraverso le opinioni degli esperti: selezionatori del personale di grandi imprese, dirigenti delle agenzie di lavoro, consulenti indipendenti, rappresentanti degli Ordini professionali. Le pagine iniziali e conclusive, invece, sono dedicate ad aspetti pratici della «vita da matricola»: i test d'ingresso per i corsi a numero chiuso, i collegi e le scuole d'eccellenza, le borse di studio, il programma Erasmus, il riconoscimento internazionale dei titoli.

Le proposte
Nell'inserto centrale è riportato l'elenco di tutti i 5.073 corsi attivati dalle università italiane per l'anno accademico 2008-2009 (2.565 di primo livello, 268 a ciclo unico e 2.240 di secondo livello o magistrali). Rispetto ai 5.412 dell'anno scorso si registra una diminuzione di oltre il 6 per cento. È l'effetto della riforma delle classi di laurea che nell'arco di un triennio punta a combattere la frammentazione degli insegnamenti (limitando il numero dei corsi di laurea, ma anche quello degli esami: 20 per la laurea triennale e 12 per la magistrale).
Molte università si sono già adeguate, le altre lo faranno nei due anni successivi. Chi si iscrive potrà affrontare qualche disagio, ma le nuove regole – in compenso – dovrebbero favorire la mobilità studentesca e rafforzare il peso dei titoli triennali sul mercato del lavoro. Due obiettivi per ora mancati, dal momento che otto laureati triennali su dieci dichiarano di voler continuare a studiare, spesso senza cambiare ateneo.


LE DIECI MOSSE

1 - Erasmus e corsi in inglese
L'approccio internazionale è un indice di qualità. Secondo il profilo dei laureati di primo livello 2007 di AlmaLaurea, ogni anno partecipa al programma Erasmus il 5,5% degli studenti universitari italiani, ma ci sono grandi differenze tra un ateneo e l'altro: meglio privilegiare quelli che hanno più posti disponibili. Altro indicatore importante è la presenza di corsi in lingua inglese (al momento sono 13 tra le lauree di primo livello e 58 tra quelle di secondo) e di "doppie lauree" riconosciute in Italia e all'estero.

2 - Tirocinio
Svolgere uno stage o un tirocinio durante il percorso di studio consente di vedere da vicino il mondo produttivo, arricchire il curriculum e raccogliere contatti preziosi.
Il passaggio al «3+2» ha fatto crescere fino al 60,7% la quota dei laureati di primo livello con esperienze di tirocinio (fonte AlmaLaurea). Non tutti gli atenei, però, sono uguali: alcuni hanno creato siti ad hoc per il tirocinio degli studenti, altri hanno un ufficio che nel migliore dei casi si limita a raccogliere le candidature e girarle alle aziende.

  CONTINUA ...»

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