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G-6, G-7, G-8, G-20... Tante sigle da capire

di Piero Fornara

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6 luglio 2009

Il G-20 è un forum di discussione fra paesi sviluppati ed emergenti sulla stabilità finanziaria ed è balzato all'interesse del mondo con l'attuale crisi

Il novembre 1975, quando i capi di Stato e di governo dei sei maggiori Paesi occidentali (Francia, Germania Ovest, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia) si ritrovarono insieme nel castello di Rambouillet, a cinquanta chilometri da Parigi, forse nessuno immaginava che da quei tre giorni di incontri sarebbe nato l'esclusivo club delle grandi potenze: all'inizio «G6», diventato «G7» con l'ammissione del Canada e «G8» con l'arrivo della Russia nel 1998 (il summit è stato ospitato per la prima volta a San Pietroburgo nel 2006) senza contare il presidente Ue come nono invitato.

All'epoca lo scenario era quello della crisi petrolifera, seguita alla guerra del Kippur nell'ottobre 1973, con la quadruplicazione dei prezzi del greggio in tre mesi. L'economia ristagnava o regrediva, mentre l'inflazione era galoppante («stagflazione» recitava il neologismo). Di fronte a questi eventi l'Occidente si trovò impreparato: nell'estate 1975 il presidente francese Valéry Giscard d'Estaing propose quindi una riunione dei leader delle maggiori potenze per decidere cosa fare.

Il modello prefigurato da Giscard, d'intesa con il cancelliere tedesco Helmut Schmidt, era quello del «Library Group» (cui entrambi avevano preso parte), cioè gli incontri riservati tra i ministri delle Finanze di Francia, Germania Ovest, Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti nella biblioteca della Casa Bianca, ai quali solo sporadicamente partecipava anche quello italiano. Da Washington si fece capire che la nostra esclusione avrebbe inferto un duro colpo alla credibilità del nostro Governo. Ma fu proprio la Farnesina che seppe muoversi con prontezza e intelligenza: il presidente del Consiglio Aldo Moro e il ministro degli Esteri Mariano Rumor preferirono non sollecitare un invito all'Eliseo (si rischiava il rifiuto), ma autorizzarono una missione del segretario generale della Farnesina Raimondo Manzini che, muovendosi secondo i canoni della diplomazia tradizionale basata sui contatti personali a Parigi, Londra, Bonn e Washington, riuscì a tessere la tela e a raggiungere l'obiettivo. Quando fu annunciato il vertice di Rambouillet, l'ammissione dell'Italia fu una sorpresa per più di una cancelleria europea e destò il disappunto degli aspiranti esclusi. In verità bisogna comunque aggiungere che, per alcuni anni, il summit dei capi di Stato e di governo continuò a essere preceduto da un G-5 dei ministri finanziari (senza Italia e Canada). Anzi, accadde perfino che una di queste riunioni (Portorico 1976) servisse a discutere su come reagire di fronte all'eventuale ingresso dei comunisti nel Governo italiano.

L'importanza di questo successo, scrive Enrico Serra («Professione: ambasciatore d'Italia», volume secondo, Franco Angeli editore, 2001), fu scoperta dalla stampa e dall'opinione pubblica con anni di ritardo, tanto che nel 1992 Bettino Craxi cercò di arrogarsene il merito con una lettera al «Corriere della Sera». In una rettifica sullo stesso giornale, l'ambasciatore Manzini ribadì invece che «il nostro Paese fu presente al primo vertice G-6 del 1975, otto anni prima del suo insediamento a Palazzo Chigi ».

Il vertice di Birmingham del 1998 ha segnato l'ingresso ufficiale della Russia nel Gruppo con la creazione del G-8. Tuttavia, i temi di carattere più propriamente economico-finanziario continuano ad essere discussi dal Gruppo nel formato a sette (da cui l'appellativo G-7 finanziario). Il vertice annuale a livello di capi di Stato e di governo è la fase conclusiva di un processo che prevede il coordinamento fra i responsabili degli Affari Esteri e dell'Economia e Finanze. Il coordinamento interministeriale è affidato allo "sherpa" (il supplente del presidente del Consiglio) che ha a sua volta due supplenti: il Foreign Affairs Sous-Sherpa per le competenze e il Financial Sous-Sherpa. I Ministri delle Finanze si incontrano tre volte l'anno in formato G-7, insieme ai governatori delle banche centrali. Una quarta riunione, denominata pre-summit poiché preparatoria del summit dei capi di Stato e di governo, è in formato G8 (comprende la Russia), ma senza la partecipazione dei governatori.

Il Gruppo dei 20 (o G-20) è stato invece creato nel 1999 come riunione allargata dei ministri delle Finanze di 19 paesi più l'Unione europea, con lo scopo di aprire un forum di discussione fra i paesi sviluppati e quelli emergenti, soprattutto sulla stabilità finanziaria. Iil G-20 è quindi balzato all'interesse con la crisi attuale, quando il governo britannico (che assicura la presidenza di turno) ha convocato a Washington a metà novembre 2008 i capi di Stato e di governo, anziché i loro ministri economici, per avviare la riforma dell'architettura finanziaria internazionale (la cosidetta "nuova Bretton Woods"). Dopo un primo vertice che si è svolto all'inizio di aprile 2009 a Londra, il prossimo summit è in agenda a Pittsburgh negli Stati Uniti il 24 e 25 settembre.

I paesi presenti nel G-20 , quelli del G-8 in primis, più Australia, Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia e Messico (con l'Unione europea), producono i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre a più del 90% del Pil, mentre quelli del G-8 rappresentano il 13% della popolazione globale e circa il 60% del Pil.

6 luglio 2009
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