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Notte in tenda al G-8 degli sfollati

dall'inviato Mario Platero

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10 luglio 2009

L'AQUILA – E' terremotati? Questo intero vertice e' stato organizzato in nome e per conto dei terremotati: per portargli solidarieta', affetto e, se possibile, qualche iniziative pecuniaria per la ricostruzione. E' finita pero', che, tra la fretta, le passeggiate fra le macerie e gli incontri serrati del G8, nessuno dei leader e' andato in visita a un campo profughi. Profughi che sono rimasti nelle loro tende, lontani dai grandi. E dunque di loro si e' parlato poco. Come hanno vissuto dunque, questo agitatissimo circo della politica mondiale loro, i protagonisti nascosti di questo G8 che, senza il terremoto dell'aprile scorso si sarebbe normalmente tenuto alla Maddalena?

Per una fortuita, recidiva rigidita' logistica della Casa Bianca (si, effettivamente sbagliano anche loro, forse dovremmo segnalarlo al New York Times), il vostro inviato al seguito del Presidente Obama avrebbe dovuto aspettare l'autobus delle due mattino per rientrare a Roma dove ci sono gli alberghi che ospitano la stampa americana. La ribattuta del Sole 24 ore, inflessibile e' in contrasto con gli orari delle network americane che prevalgono su tutto. E dunque non avrebbe mai consentito di prendere l'ultimo autobus delle 10 per arrivare a Roma a mezzanotte. Restava quello delle due per arrivare alle quattro. Troppo, specialmente dopo un'altra notte insonne in arrivo da Mosca e in previsione delle altre due notti in bianco che ci attendono su un aereo in entrata e in uscita dal Ghana in meno di 24 ore. Per fortuna e' intervenuta, onnipresente, la Protezione civile:"Se vuole c'e' un posto in tenda, fra i terremotati di Pianola". Detto fatto. Hanno organizzato una macchina che mi ha prelevato al centro Aquilone e mi ha portato alla tendopoli di Pianola dove, in branda, con una escursione termica micidiale tra il freddo notturno e il caldo della mattina, il vostro inviato ha finito con il passare una notte di straordinario riposo fra i terremotati e molte ore della giornata di ieri, in compagnia di chi questo vertice l'ha seguito da molto lontano. I volontari, capi del campo, una squadra del Coni, i funzionari della protezione civile, due soldati dell'esercito, qualche pompiere, una squadra medica, un camion postale, le docce e i servizi comuni, la grande mensa che ospita al suo interno due tende piu' piccole, la prima con la cappella e di fianco, la seconda, con il cinema, e loro i 500 terremotati, hanno fatto da cornice a questo soggiorno alternativo. "Mah, io questi leader proprio non li ho visti e poi diciamomolo, non ci capisco molto di quello che discutono. Che gli avrei detto? Ma sono contenta: per il gesto e perche' spero che ci sara' un seguito davvero alle loro promesse. Se ci daranno qualche soldo come ha promesso la Merkel coi suoi tre milioni di euroe, questo ci fara' del bene. Ne abbiamo bisogno".

La vita in tenda in parallelo agli incontri del G8 ruota attorno alla colazione al mattino, a una chiaccherata a una partia a carte alla televisione che da le direte degli eventi che avvengono a quattro chilometri di distanza. C'e' poi chi esce presto all'alba per andare al lavoro lontano. O per controllare la casa. Poi il pranzo in mensa, fusilli ai funghi e capperi e vitello tonnato con melanzane in insalta. Una mela. E il caffe' con una chiaccherata, ora in un tenda ora nell'altra. Giuliana ci invita nella tenda 23 dove possiede una moka espress da dieci tazzine. Divide la tenda con Delfina Spagnoli e il marito, Adriano Salvi e con Gino Pasqualone. Sono contenti? Preferirebbero stare a casa. Preferirebbero non dormire con sconosciuti che nel tempo sono diventati amici. Ma viste le circostanze, sono contenti: si mangia bene, l'atmosfera e' serena e si pensa al dopo. Il campo di Pianola e' in effetti uno dei piu' efficenti dei 150 campi sparsi nella provincia e nella regione. Emilio Garau il capo villaggio, e' uno dei volontari della protezione civile. Un veterano, ha fatto lo tsunami e la Turchia ed e' responsabile nazionale emergenza. Sotto di lui sono a disposizione 3.200 volontari. Ci racconta che all'inizio nel campo c'erano quasi 1.000 persone e 200 volontari. Ora ne sono rimaste 500 con 60 volontari. Fra gli sfollati ci sono anche degli ecuadoreni, dei peruviani. C'erano anche dei rumeni, ma sono stati allontanti dopo che la polizia li ha pizzicati per sciaccallaggio. Racconta di aver costruito il campo in 24 ore con l'aiuto di Ivan, uno dei suoi 3.200, che arrivo' per primo in zona, alle 4.20 del mattino. La vita nel campo scorre pigra e ordinata. Si ride. Si formano affetti. E la si prende con filosofia. Piu' che alle riunioni degli Otto grandi si pensa al futuro: per ora si sta bene, ma per la fine di settembre arrivera' il freddo e in tenda, anzi nella comunita' "Yes we Camp", non ci si potra' piu' stare. Saranno gia' pronte per allora le nuove costruzioni provvisorie? "Spero proprio di si' - dice Delfina – il freddo non lo potremo sopportare gia' ai primi di ottobre, qui siamo in montagna. Speriamo che Obama, giovane e bello, ci mandi anche delle case di legno".

10 luglio 2009
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