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G8, bilancio in chiaroscuro

di Elysa Fazzino

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Un vertice al di sotto delle attese, risultati modesti, leader uniti contro il protezionismo ma divisi sul clima. E’ in chiaroscuro il primo bilancio del G8 che emerge dai siti dei media stranieri. E’ l’accordo sul clima a suscitare le maggiori perplessità. Ma il Wall Street Journal era scettico su tutta la linea: parecchi impegni presi, in particolare su aiuti alimentari, clima e commercio, «sono al di sotto delle aspettative».

 

Alla vigilia, del giorno finale, scrive il Wsj, i leader degli Otto Grandi sembravano orientati a impegnare 12 miliardi di dollari per l’iniziativa per la sicurezza alimentare per i Paesi più poveri. «E’ meno dei 15 miliardi di dollari promessi giorni fa», si sbilanciava il Wsj. Barack Obama, secondo il quotidiano newyorchese, cercava di convincere gli altri a mettere nuovi soldi. I leader mondiali hanno puntato su «grandi decisioni e promesse di azioni future», afferma il Wall Street Journal, citando le armi nucleari. I leader non si sono messi d’accordo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni. Hanno concordato di riprendere e concludere i negoziati sul commercio globale, «ma solo nel 2010».

 

Sul clima è negativo il Financial Times: l’intesa raggiunta «elude le grandi nazioni inquinanti», e «I colloqui sull'inquinamento falliscono» sono i titoli pubblicati sul sito. I leader dei 16 Paesi più inquinanti non sono riusciti a mettersi d’accordo sugli obiettivi e sui fondi per tagliare i gas.-serra, «ponendo le premesse per recriminazioni tra nazioni ricche e povere».  Obama – continua il Ft – ha riconosciuto che il progresso non sarà facile e che non sarà cosa da poco colmare le divergenze.  Il Financial Times dedica un grosso richiamo sulla homepage del suo sito alla disputa monetaria: «La Cina attacca il dominio del dollaro», criticando il ruolo dominante del dollaro Usa come valuta di riserva internazionale. Secondo il Ft, ciò ha causato preoccupazione tra i leader occidentali, che temono che perfino discussioni di questioni monetarie a lungo termine possano destabilizzare i mercati e ostacolare la ripresa economica. Nella cronaca del Vertice, Guy Dinmore fa notare che «i media pro-Berlusconi trionfanti» attaccano l'opposizione di sinistra, «descrivendo l'apertura di successo del summit come un colpo ai suoi rivali politici».

 

Il quotidiano finanziario francese Les Echos sottolinea: «Clima: i grandi Paesi si fissano obiettivi limitati»: non hanno fissato obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. L’editoriale, intitolato «Clima di divisione», afferma che gli europei spingono per l’adozione di norme più severe. «Portano sulle spalle l’essenziale dello sforzo attuale e i loro impegni sono concreti». Gli Stati Uniti, invece, «potrebbero muoversi ma non lo fanno»: al di là dell’accordo di principio, «o accompagnano l’Europa, e i grandi Paesi emergenti seguiranno… o scelgono di nuovo l’isolamento». E sul commercio, secondo Les Echos, «le promesse si moltiplicano, la loro realizzazione arranca». Libération parla di «Occasione sprecata sul clima per eccesso di tiepidezza».

 

Le Monde registra gli accordi su molti dossier, in particolare i negoziati di Doha e l’impegno dei Paesi del G8 e del G5 a evitare svalutazioni competitive delle loro monete. Ma sul clima, non emerge «nessun consenso» sugli impegni di riduzione; Obama è ottimista, l’Onu lo è meno. Il quotidiano francese dedica un articolo a «Berlusconi, principe del G8, attaccato nella stampa», dando notizia dell’appello alla comunità internazionale pubblicato da Antonio Di Pietro su una pagina comperata sull’Herald Tribune e del «duello a distanza» con il Guardian. Un altro titolo se la prende con l’esistenza stessa del G8: «Se solamente le scappatelle di Silvio Berlusconi potessero porre fine al G8!». Un fallimento avrebbe avuto almeno l’utilità di farla finita con questo «rito inutile», ma l’inerzia prevarrà. «Sarkozy desidera istituzionalizzare il G14» titola Le Figaro, osservando che le grandi potenze del Sud hanno ormai un ruolo obbligato nel regolare le grandi questioni globali.

 

Anche il New York Times mette in rilievo le spinte ad allargare il consesso: «Il Gruppo degli 8 non è abbastanza, dicono gli outsider che vogliono esservi». Più Paesi entrano, più altri bussano alla porta. Con ironia il Nyt fa notare che una riunione di giovedì era stata soprannominata G8+5+1+5, «sul serio». Che rilevanza può avere un Gruppo degli 8 che non può decidere azioni importanti senza coinvolgere gli altri? Ha ancora senso? Domande che ricorrono ogni anno, ma le idee di ristrutturare il Gruppo incontrano «invariabilmente» resistenze da parte degli attuali membri.

   CONTINUA ...»

Il vertice de L’Aquila ha raggiunto «Risultati modesti» secondo un editoriale di El Pais. Ha superato in parte i cattivi auspici che hanno preceduto la sua celebrazione. Alla distanza tra le diverse posizioni si sono sommati i problemi interni dell’anfitrione, Berlusconi, e le difficoltà legate all’avere convocato la riunione in una città terremotata. Ma alla fine, «anche senza grandi risultati», il vertice è servito a tenere viva la volontà di cooperazione internazionale davanti ai gravi problemi del momento. E ha preparato il cammino del G20 di settembre.

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