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Massolo: «Nuova governance per andare oltre la crisi»

di Gerardo Pelosi

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6 luglio 2009
L'agenda del vertice


Un mondo fragile che fatica a rispondere alle sfide globali (clima, povertà e terrorismo), uscito "terremotato" dalla crisi finanziaria si darà appuntamento da mercoledì prossimo all'Aquila per condividere diagnosi e ricette necessarie a governare le debolezze del pianeta e dare messaggi di speranza su nuove fonti di crescita. Al di là della mossa mediatica del premier Silvio Berlusconi, il G-8 all'Aquila "capitale del dolore", tra una scossa e l'altra, piani di evacuazione ed elicotteri con il motore acceso, offre bene il quadro della situazione internazionale fatto di paure e incertezze, simbolismo accettato da tutti i leader come volontà di uscire dal tunnel della crisi.
Un G-8, spiega in quest'intervista lo "sherpa" italiano, l'ambasciatore Giampiero Massolo (coordinatore dei lavori preparatori e dei documenti di base per il vertice), che «non solo non è morto ma inaugura con L'Aquila un nuovo rapporto stabile e strutturato con le grandi economie emergenti, si occupa di governance mettendo allo stesso tavolo, per la prima volta, i players globali in formati flessibili, 28 capi di Stato o di Governo e dodici organizzazioni internazionali e che, soprattutto, non abbandona i più deboli al loro destino se è vero che, per la sicurezza alimentare, metterà in campo un somma importante».
Un G-40 che dovrà riscrivere le regole della finanza mondiale con quel "legal global standard" fiore all'occhiello del ministro Giulio Tremonti. Anche se, dopo l'ultimo incontro a Washington tra Berlusconi e il presidente americano Barack Obama, si è avuta la sensazione che gli Stati Uniti preferiscano solo avviare il discorso all'Aquila ma finalizzarlo al G-20 di Pittsburgh. È così?
È un'impressione sbagliata. Fin dall'inizio abbiamo coordinato il nostro lavoro con la nuova amministrazione americana trovando ottima rispondenza. Non c'è stato nessun freno da parte americana, semmai un impulso ad andare avanti. Nessuno, del resto, ha mai pensato che si potesse uscire dall'Aquila con un codice di norme bell'e pronto. Così come nessuno pensa che al G-20 di Pittsburgh uscirà la versione finale di quella "Charter of Growth" sollecitata dal cancelliere tedesco Angela Merkel. L'importanza è dare impulso all'esercizio. Le regole si impongono all'attenzione dei Governi per non ricadere nella crisi. È in corso un processo di affinamento che si basa sulla condivisione del cosiddetto "Lecce framework", componente economico-finanziaria della Carta della Merkel. Il "Lecce framework" individua cinque settori di intervento: corporate governance, integrità di mercato, regolazione e supervisione finanziaria, cooperazione fiscale, trasparenza delle politiche e dei dati macroeconomici. Sono obiettivi che entreranno in un paragrafo del comunicato finale.
Ma la crisi finanziaria, oltre a bruciare migliaia di miliardi nel mondo occidentale, ha anche allargato il divario con le economie più povere e messo in evidenza le carenze di un mondo senza governance.
Il tema delle regole verrà affrontato nel quadro della valutazione della situazione economica mondiale. Dove siamo con la crisi, se gli sforzi fatti sono stati sufficienti o se occorre farne di nuovi e come attuare l'exit strategy. Il tema del nuovo modello di crescita sarà al centro del formato G-8 più i 5 emergenti. Ma la preoccupazione di fondo è anche cosa fare per evitare che i paesi più poveri risentano gli effetti della crisi. L'Aquila darà il nome all'"Aquila process", una governance stabile e strutturata in cui G-8 e le economie emergenti collaboreranno per crescita e sviluppo.
La crisi non rischia di bruciare anche quelle risorse necessarie all'aiuto allo sviluppo?
Siamo impegnati ad evitare simili ripercussioni. Dall'Aquila uscirà una conferma degli impegni presi nei vertici precedenti anche perché non sono tempi di offerte crescenti ma si porrà l'accento sulla rendicontazione degli aiuti e sulla mobilitazione di tutti i sistemi Paese. È il nuovo "whole of country approach" meccanismo concordato con l'Ocse che prevede vari strumenti tra cui la detax e la partecipazione della società civile. I settori sono quelli tradizionali: salute, educazione, acqua, cibo. Su questi temi, il terzo giorno il G-8 e il G-5 si apriranno ai Paesi africani con un accento sulle infrastrutture più che sul prodotto e una mobilitazione finanziaria per una somma almeno doppia ai 10 miliardi di dollari decisi al G-8 giapponese (10 miliardi di dollari).
Cambiamenti climatici e negoziati commerciali mondiali sono due temi per i quali si sente di più l'assenza di una governance. Sono in vista novità dal vertice dell'Aquila?
Del clima ci si occupa per offrire al segretario generale delle Nazioni Unite le armi necessarie al successo della conferenza sul clima di Copenaghen di dicembre. Come? Cercando di avvicinare le posizioni tra Paesi europei e Stati Uniti, elemento necessario per coinvolgere nelloo sforzo i Paesi emergenti. Di questo si discuterà nella sessione del pomeriggio del 9 luglio nel Mef (Major Economies Forum) ossia gli Otto grandi più i cinque emergenti più Australia, Indonesia e Corea del Sud oltre a Danimarca che ospiterà la conferenza. Sul commercio il tentativo è di far ripartire il Doha round come volano della nostra crescita e di quella dei Paesi più poveri. Su questo c'è ancora un negoziato in corso anche se c'è da attendersi un progresso nel vertice..

6 luglio 2009
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