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L'Aquila come Ground Zero: Obama tra le macerie saluta i vigili eroi

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8 luglio 2009
Barack Obama visita L'Aquila accompagnato da Guido Bertolaso e Silvio Berlusconi (Ap/Lapresse)

Finite le riunioni di lavoro, il presidente americano Barack Obama ha voluto visitare con il premier Berlusconi il centro del capoluogo abruzzese, tra le macerie, i ponteggi, le ferite ancora vive del terremoto


Resterà una delle immagini più emblematiche di questa prima, lunga giornata di G8 a L'Aquila. Finite le riunioni di lavoro, il presidente americano Barack Obama ha voluto visitare personalmente il centro dell'Aquila, tra le macerie, i ponteggi, le ferite ancora vive del terremoto del 6 aprile.

Immagini che ricordano quelle dell'11 settembre: il centro storico del capoluogo abruzzese, ridotto a città fantasma, ricorda da vicino il "ground zero" di New York, tra vigili del fuoco stanchi e impolverati, i caschi di sicurezza d'ordinanza (ma l'incombenza è risparmiata sia a Obama che a Berlusconi), il silenzio di una città spenta interrotto dagli allarmi degli antifurto in case vuote da mesi.

E proprio i vigili del fuoco, eroici in quelle terribili ore dopo il sisma, impegnati giorno e notte a puntellare gli edifici storici dell'Aquila, sono al centro delle attenzioni del presidente americano: li saluta, stringe loro la mano, sorride e si complimenta: «Avete fatto un gran lavoro, davvero». E loro ricambiano con applausi, anche quelli sospesi a dieci metri dal suolo su una piattaforma per tentare la miracolosa salvezza del campanile della Chiesa delle Anime Sante, in Piazza Duomo. Obama, senza giacca e con le maniche di camicia arrotolate, ha ascoltato con volto serio e pensoso le spiegazioni di Berlusconi sui disastri del terremoto ma anche sui criteri con cui è stata pianificata la rinascita dell'Aquila, con case antisismiche d'avanguardia.

Dal presidente americano un caloroso saluto anche alle istituzioni aquilane: il sindaco Massimo Cialente, il presidente della Provincia Stefania Pezzopane e quello della Regione Gianni Chiodi. Pochi, invece, gli aquilani ad accogliere il presidente Usa (l'intera zona d'altronde è disabitata e le norme di sicurezza sono ferree), ma ad Obama non sarà sfuggito, anche se chiuso nella grande jeep con i vetri oscurati e le bandiere americane che lo ha condotto al centro storico, l'ironico striscione degli sfollati, sventolato al suo passaggio: «Yes we camp».

8 luglio 2009
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