Il calcio ai calciatori. Uno slogan da '68, non a caso figlio proprio di quell'anno in cui l'avvocato Campana, Rivera, Mazzola, Bulgarelli e alcuni altri giocatori illuminati diedero vita all'Aic, il sindacato di categoria. Qualcosa di simile sta riaccadendo oggi, in senso solidale non più sindacale, e pazienza se l'idea arriva dalla Spagna, anzi dalla Catalunya: questo è il genere di iniziative in cui l'importante non è vincere, ma partecipare.
Tutto nasce da Franco Nanni, ex terzino del Verona anni '70, amico e socio di Osvaldo Bagnoli, ramo alberghiero. Frequentando Barcellona, per ragioni professionali e familiari, scopre l'esistenza di un'associazione che raggruppa i veterani del Barcellona e si occupa di aiutare, a vario titolo, gli ex blaugrana in difficoltà. Nanni, 65 anni, romagnolo di Riccione, il dolore lo conosce, da vicino. Ha un fratello down, di cui tuttora si occupa, e ha perso la moglie in un incidente stradale, quando di anni ne aveva 33 e lei 31, con due bimbe da crescere. Si informa, si documenta, anche tra gli ex giocatori del Verona le persone da sostenere non mancano. Ne parla con Bagnoli, che da un lato ha un cuore grande come il suo, dall'altro suggerisce cautela, fedele al suo celebre motto immortalato da Brera («Tersin fa 'l tersin»). Ma il terzino-albergatore è un caterpillar. Sicché dallo scorso lunedì Verona, prima città in Italia, ha una Onlus che si chiama Associazione Veterani Hellas Verona. Presidente Nanni, vicepresidenti Bagnoli, Mascetti e Maddè, consiglieri altri nomi storici del passato gialloblù come Fanna, Maioli, Penzo e Tommasi. «Sono tanti i nostri ex giocatori che hanno bisogno di una mano – racconta Nanni –. E noi proveremo a dargliela. Anche se la prima difficoltà da superare è la ritrosia di chi non è abituato a chiedere, e se ne vergogna».
Il modello, si diceva, è quello nientemeno che del Barcellona. Là è una vera e propria istituzione la Agrupacion de Veteranos del Barça, presieduta dal 2003 da Ramon Alfonseda. Sessantadue anni, centravanti blaugrana dei primi anni 70, Alfonseda è presidente anche dell'Efpa, l'associazione di veterani che raduna molti club europei. «Il punto da cui siamo partiti – dice – è dare un senso di futuro a chi nel passato è stato giocatore di un club, e vive oggi un presente difficile, talvolta drammatico. Noi a Barcellona ci occupiamo di chi anche per un solo anno ha vestito la maglia del Barça. Esportare questo modello di solidarietà è per noi motivo di grande orgoglio».
Legittimo, direi, e con grandi possibilità di espansione, testimoniato da quasi 150 richieste di adesione da parte di molti club di tutta Europa. Se ne parlerà a Liverpool, tra meno di un mese, nel congresso europeo annuale. Quello del 2011 è già fissato in Polonia, l'anno successivo dovrebbe toccare all'Italia. Dunque a Verona.
«Me lo auguro - sorride Nanni, che ad Alfonseda è profondamente legato -. Dipenderà anche da quel che riusciremo a fare, perché adesso è il tempo dei fatti, non più delle parole». Per esempio? «Per esempio hanno dato la loro adesione molti dei medici più prestigiosi del territorio, così come avvocati e commercialisti. Assisteranno chi ne ha bisogno, a cominciare dai calciatori, ma non solo. Faccio l'esempio di una collaboratrice storica del Verona, una guardarobiera oggi ottantenne. Ha 600 euro di pensione e 300 se ne vanno per l'affitto. Non è dignitoso, da qui in poi ci penseremo noi». Questo introduce il tema del finanziamento.«Dell'autofinanziamento - precisa Nanni -. Ci sono le quote associative, ci saranno le amichevoli e le esibizioni di vecchie glorie, gli incontri in cui i tifosi si siederanno accanto ai loro idoli, di oggi e di ieri».
Ci saranno, soprattutto, le occasioni celebrative del prossimo maggio, un quarto di secolo da quel Verona irripetibilmente campione d'Italia. Lì anche Bagnoli, che sin qui ha scelto il profilo basso delle retrovie, tornerà inevitabilmente alla ribalta. Magari in panchina, a guidare le vecchie glorie gialloblu contro quelle del Barça. Con i due presidenti, Ramon Alfonseda e Franco Nanni, seduti fianco a fianco in tribuna, come accade in ogni partita del campionato più bello e più civile del mondo. Il loro, va da sé.