Come si misura il genio di un economista? La risposta più caustica è che la recente crisi ha dimostrato che non ci sono geni fra gli economisti. Quella più scontata è guardare la lista dei premi Nobel per l'economia: al che andrebbe obiettato che in quella lista, esclusi i giganti dei primi anni, ci sono diverse figure il cui contributo al pensiero economico è stato tutto sommato marginale o è stato seriamente messo in discussione dai fatti.
Ma cosa spinge allora l'americana MacArthur Foundation a premiare come un "genius" per la sua ricerca innovativa una giovane economista francese, insieme a tanti esponenti delle arti e delle scienze? Quando si pensa a un genio, vien quasi spontaneo pensare a qualcuno che abbia inventato qualcosa di fuori dall'ordinario, il che negli anni scorsi spesso ha voluto dire, per gli economisti, qualcuno con un'idea originale ma anche con il modello più elegante.
Esther Duflo, 37 anni, del Massachusetts Institute of Technology, una faccia da ragazzina, è lontana da questo stereotipo. La sua area di ricerca è la lotta alla povertà. Senza ripudiare la teoria, anzi facendone la base del suo lavoro, ma usando l'approccio sperimentale allo sviluppo, che significa andare sul campo e condurre esperimenti, per esempio per determinare che tipo di aiuti funziona meglio. La provocazione intellettuale di chi sostiene che tutti gli aiuti andrebbero aboliti va di moda, ma il contributo di Esther è più concreto: come usare in modo efficiente gli aiuti, come misurare i loro effetti di lungo termine sulla povertà, sapendo che gli sprechi e i cattivi risultati di questi decenni non possono diventare un alibi per affamare ulteriormente i più poveri.
In India, la Duflo ha appurato che un sistema di incentivi finanziari agli insegnanti che accettano di partecipare a un programma di monitoraggio migliora il livello di apprendimento, in Kenia che per spingere gli agricoltori a usare la quantità ottimale di fertilizzanti, può servire dargliene un piccolo quantitativo gratis dopo il raccolto. E che gli aiuti più efficaci sono tagliati su misura su cultura e usi locali. Non ha avuto il timore di smentire con i suoi esperimenti alcuni luoghi comuni: rilevando per esempio che il microcredito, lungi dall'essere la panacea che qualcuno ha ipotizzato, alla prova dei fatti si rivela soprattutto uno strumento utile per far emergere chi ha più spirito imprenditoriale, ma i suoi effetti sul livello generale di povertà sono dubbi. O che non sempre la gente, come vorrebbe l'ortodossia degli economisti, reagisce in modo da massimizzare i guadagni monetari.
Nella patente di genio (e i 500mila dollari di premio) assegnata a Esther Duflo, può esserci un messaggio per la professione degli economisti, così duramente criticata durante e dopo la crisi globale. Per riconquistare credibilità, dovranno adeguare l'analisi a un livello di complessità superiore a quella contemplata finora e imparare a sporcarsi le mani con la realtà.
