L'accesso crescente delle donne al mercato del lavoro - spiega l'ultima inchiesta dell'Economist - è uno dei maggiori cambiamenti sociali degli ultimi 50 anni, mentre nei prossimi 50 la grande sfida è affrontare le conseguenze di tale fenomeno. Per l'Italia, in realtà, i termini della questione sono un po' diversi e la corsa verso la "parità" è ancora lunga: tra i maggiori paesi industrializzati, infatti, il nostro è quello in cui il divario tra occupazione maschile e femminile è più ampio, ben oltre il 20 per cento. Scenario diverso rispetto all'Europa, dove 6 degli 8 milioni di nuovi posti creati dal 2000 sono stati ricoperti proprio da donne e dove vi sono paesi, come Svezia e Danimarca, in cui il tasso di occupazione maschile viene quasi raggiunto. Nella riforma degli ammortizzatori, che il governo sta preparando, si dovrà tenere conto anche di questo, studiando strumenti e incentivi per evitare che la maternità, ad esempio, diventi un ostacolo alla prosecuzione dell'attività. Asili nido, sgravi sulle colf, part-time agevolato possono aiutarci ad eliminare il gap con il resto dell'Occidente.