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Yunus-de Soto l'unione fa la forza

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3 settembre 2009

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Esiste tuttavia un approccio di mercato praticabile, in grado di creare un vasto pool di capitali al quale i poveri potrebbero avere accesso: la fornitura di microprestiti a basso tasso d'interesse, a lungo termine e garantiti. Questa tipologia di prestiti non necessiterebbe dell'intervento del governo qualora fosse necessario cambiarne la legislazione civile, ma dovrebbe implicare soltanto irrisorie e ben mirate modifiche normative e legali. Oltretutto, potrebbero dover comportare la creazione di uffici dei registri, che autorizzino le aziende private a predisporre la richiesta di registrazione di proprietà non ufficiali. Così facendo, il processo di microprestito potrebbe col tempo finanziarsi da solo e contribuire all'espansione del microcredito.

Come potrebbero funzionare le cose? Supponiamo che un cittadino povero viva in Messico in un edificio privo di attestato di proprietà e perfino di un indirizzo ufficiale. Auspicando di ufficializzare l'attestato di proprietà, egli potrebbe rivolgersi a un banca locale e presentare richiesta di registrazione della stessa. Per la banca egli rappresenta un potenziale candidato al credito e di conseguenza la banca stessa avrebbe ogni incentivo per dar seguito alla sua richiesta, per aiutarlo a preparare una mappa catastale della sua proprietà, per valutare i miglioramenti da lui apportati e inserire nel registro le informazioni che lo riguardano. La banca farebbe tutto ciò in cambio del prestito che gli elargisce e di una somma in denaro necessaria a coprire le spese.

A questo punto la banca passerebbe le informazioni relative al suo cliente al governo così che possano essere inserite in un database, un registro informatico ufficiale nazionale. Qualora la sua richiesta andasse a buon fine e fosse approvata, potrebbe ottenere dalla banca un modulo d'assicurazione contro danni per difetti nei diritti di proprietà, che alla fine potrebbe assicurargli con sicurezza il credito. La modesta quota necessaria a coprire la richiesta d'istanza andrebbe ad aggiungersi al suo prestito principale, consentendogli d'utilizzarne immediatamente i fondi per finanziare un'azienda, per esempio, con un microcredito a lungo termine.
De Soto calcola che i poveri in Messico siano già proprietari di oltre 300 miliardi di dollari in risparmi congelati. Un database moderno agevolerebbe e semplificherebbe senz'altro i microcrediti, rivelandosi un valido strumento economico in più a disposizione di aziende e poveri, esente al contempo da rischi o spese di rilievo per i loro governi.

Yunus e de Soto ci offrono la possibilità di comprendere davvero in che modo i poveri possano uscire dalla loro condizione di indigenza: Yunus afferma che hanno bisogno di avere accesso al credito, de Soto sostiene che devono entrare nell'economia ufficiale. In quanto a noi dobbiamo saper partire dalle loro sagge intuizioni e prendere il meglio di entrambe, combinandolo tra loro in modo tale da mettere a punto uno strumento efficace che consenta di tradurre in realtà le loro implicite promesse. Se tramite attestati ufficiali di proprietà i poveri del pianeta riuscissero ad avere accesso ai capitali privati, avremmo una soluzione concreta a un problema da 9mila miliardi di dollari.

(Traduzione di Anna Bissanti)

3 settembre 2009
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