Il caso scoppiato dalle rivelazioni del Giornale di Vittorio Feltri ai danni del direttore dell'Avvenire Dino Boffo sta, tumultuosamente, travalicando le polemiche quotidiane, pur negli standard deprimenti dell'oggi italiano. A poco ormai serve analizzare le argomentazioni delle parti in causa, Feltri che rivendica il diritto di cronaca e la par condicio con le accuse rivolte da altri giornali al premier Berlusconi, Boffo che assicura i lettori della propria innocenza. Le parti in polemica non addiverranno mai a un compromesso, i paladini di una continueranno a dirsi persuasi che se è lecito indagare la vita sessuale di Berlusconi allora è lecito farlo su tutti, i loro avversari convinti che si sia passato il segno della liceità.
Al punto in cui siamo ridotti però non si tratta più delle baruffe nostrane. È a rischio un attrito tra il governo della Repubblica e la Santa Sede, come percepisce in silenzio il Quirinale. Il Vaticano ha avvertito nelle informazioni diffuse su Boffo il tentativo di dividere la Cei dal resto della gerarchia cattolica e seminare – nelle parole di padre Lombardi, saggio direttore della Sala Stampa Vaticana – «confusione». Può anche darsi che non fossero queste le intenzioni di partenza dei polemisti, ripetiamo non si tratta più di decidere «chi ha cominciato». È che l'escalation è ormai sfuggita di mano a tutti e le tossine morali che ne promanano rischiano di inquinare il nostro già difficile autunno.
Gli uomini di parte potranno provare a trarre un qualche vantaggio, personale o di fazione. Chi si sforza nel bailamme di restare razionale non può non vedere quanto sia distruttivo questo sporcare tutti e tutto, corrodendo persone e istituzioni, mescolando insieme verità e calunnie, colpevoli e innocenti, ipocriti e persone perbene. È una deriva che va fermata subito e gli uomini di buona volontà, attorno al premier Berlusconi come nello stato maggiore dei suoi oppositori, devono imporre una tregua immediata. Ricordando al primo ministro, come ha fatto il presidente della Camera Fini, che sarebbe illusorio sperare di trarre da questa pozione di streghe alla Macbeth «Filetto di serpe, occhio di tritone, dito di rana, pel di pipistrello e lingua di cagna, dardo di vipera» alcun risultato, sia pur effimero. Riportare la serenità è indispensabile per il governo, la politica e l'opinione pubblica. Su che Italia la "querelle" ci abbia rivelato, ci sarà poi tempo per riflettere.