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Prova sul campo / Consigli no-tax al finto editore

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04 febbraio 2010

Periferia di Lugano, anonimo (e brutto) condominio: un'ora e mezzo di spiegazioni, 150 euro senza fattura per la consulenza, una proposta iniziale poco convincente. L'avvocato-notaio (così è scritto sul suo biglietto da visita) cerca di convincere me, finto editore, a comprare una società del Delaware già pronta, mille euro comprendenti la predisposizione dei documenti e l'avvio dei contatti con una primaria banca svizzera per il conto corrente: «L'accompagno io, si fa in un attimo». Per l'export, inoltre, mi suggerisce una triangolazione Italia-Svizzera-Grecia approfittando delle zone franche della Svizzera: «La posso mettere in contatto con un magazzino franco a Chiasso, zero tasse. Lei sottofattura con la limited, poi ricarica il tutto sul Delaware e i soldi finiscono a Lugano».

Una limited del Delaware, spiega, è l'ideale: non c'è registro pubblico, il mio nome non comparirà mai in nessun documento, le azioni sono al portatore, non devo presentare bilanci e le tasse sono sostituite da un versamento onnicomprensivo di qualche centinaio di dollari l'anno. «Unico limite: non si possono fare affari negli Stati Uniti, solo attività estero su estero».
Ma il Delaware è troppo sfruttato, non è credibile. E poi non posso presentarmi in banca per tutelare la mia privacy. Propone Wyoming, 1.200 euro e un conto a Cipro, il tutto senza spostarsi da Lugano. Chiedo: non si può fare in un grande stato Usa? Mi parla della California, «ma costa molto di più»: tremila euro. Mi regala un consiglio: «Non c'è limite al numero dei soci. Ma io dico ai miei clienti che l'ideale è un numero dispari inferiore a tre. È l'unico modo per non litigare».

Al momento di uscire suggerisce anche una limited a Londra per far figurare compensi per le traduzioni. Due giorni dopo arriva via mail la proposta finale: 5.500 euro per le società in California e a Londra e il conto corrente a Cipro. Una curiosità: per tornare alla stazione prendo l'autobus della linea 2, direzione Paradiso. Ironia made in Suisse.

L'abito offshore su misura. Incontro Antonio, responsabile di un netwok internazionale, in un albergo di lusso a Milano. Antonio ascolta la mia storia e poi mi cuce l'abito offshore su misura: una limited in California e una a Washington per alternare gli acquisti dei diritti, due a Londra (per gli acquisti di carta e per le finte traduzioni), una capogruppo nel Belize. Spiega: «In questo momento Belize, Washington e Londra sono il tris più gettonato. Va bene anche Malta: sono un po' formali, ma tutto s'aggiusta con un bel rapporto umano». I conti correnti? «Li posso aprire a Cipro e a Malta senza farla spostare. A Londra, invece, deve presentarsi di persona».

Le limited Usa e Uk si adattano perfettamente alle mie esigenze: alla Camera di commercio si registra la società con il nome del direttore azionista unico, un dipendente del network. Poi questo signore consegna al sottoscritto le azioni originali e la sua lettera di dimissioni, così rimango in campo solo io. Ma non bisogna comunicare il cambiamento al registro? No, le successive modifiche non vanno registrate. E le tasse? A Londra si paga il 21% sugli utili netti. Il trucco sta nel far sparire gli utili: all'atto di costituzione della società si allega un agreement in cui si stabilisce che il 90% degli utili è destinato alla società del Belize. Tutto legale.
I prezzi? La proposta è articolata perché si può scegliere tra un pacchetto standard e uno che comprende anche la relazione di bilancio e la dichiarazione periodica della Vat (l'Iva europea): «Ma se facciamo l'intero set di società le faccio lo sconto». E per il passaporto? «Non si preoccupi, a Londra sono attorney, certifico io».
N.Ci.

04 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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