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IDEE / Se la scienza sposta il confine tra morte e vita

di Leonardo Maisano

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05 febbraio 2010

Tuo padre si chiama Alexander? La risposta non è orale e nemmeno scritta, non è un battito di palpebre, né un gesto, nessun segno del corpo. Il "sì" è un sussulto del cervello che salda in una nuova, straordinaria unità, la mente con la corteccia cerebrale. La prima usa la seconda come terminale ultimo per comunicare.
Un giovane di Liegi da cinque anni considerato in stato vegetativo (condizione diversa e più vigile del coma) per un incidente stradale, ha sbaragliato, suo malgrado, le certezze della scienza spalancando, grazie all'innovazione tecnologica, un delicato dibattito su vita, morte e l'etica che avvolge il destino di un paziente incosciente.
All'apparenza, almeno. I ricercatori dell'università di Cambridge e di quella di Liegi hanno pubblicato sul New England journal of Medicine uno studio che dimostra come pazienti considerati "vegetali" sono in realtà coscienti e in grado di interagire.
Il giovane belga lo ha dimostrato rispondendo a domande precise e per farlo ha utilizzato solo l'attività cerebrale. La sostanza grigia ha reagito agli stimoli, indicando "sì" e "no": la risposta affermativa si manifestava attivando una parte della corteccia, quella negativa un'altra parte. «Se vuoi dire di sì - gli hanno detto i ricercatori - pensa di giocare a tennis. Se vuoi dire di no pensa alla tua casa». E così ha fatto, cinque volte, affidando la sua "parola" agli scanner della risonanza magnetica funzionale che hanno registrato, in diretta, le scosse del cervello.
Ogni sussulto cerebrale è stato, così, trasformato in parola, liberando un uomo dalla corazza della più atroce, più totale incomunicabilità.

05 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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