Certo era difficile immaginare che un componente dell'acceleratore grande quanto la minuscola sim di un telefonino, capriccioso con le basse temperature e poco avvezzo all'umidità, avrebbe travolto il mito della Toyota e della qualità totale. E invece è andata così: quel piccolo pezzo blocca l'acceleratore di centinaia di migliaia di vetture e le rende tragicamente pericolose.
Non basteranno le scuse tardive di Akio Toyoda, capoazienda della grande multinazionale nipponica dell'auto, a restituire al metodo kaizen (che significa "miglioramento") la gloria del suo mito. Oltre sette milioni di vetture già in fase di ritiro dal mercato e ormai l'occhio vigile delle associazioni consumeriste di mezzo mondo hanno seppellito la retorica del total quality management. E rischiano anche di dare corso a derive anti-capitaliste ben oltre le legittime attese dei consumatori in cerca di vetture sicure.
In realtà la lezione Toyota è una: la presunzione di qualità, quando arriva al suo apice, decreta il suo fallimento. Il piccolo componente distrugge la grande azienda proprio quando l'impresa smette di interrogarsi su di sé, cessa di innovare, di mettersi in discussione.
E allora quell'acceleratore difettoso parla a tutti noi. Soprattutto in una fase di uscita da una delle più drammatiche crisi economiche. Imprenditori e professionisti per primi dovrebbero oggi prendere gli articoli in cui compare la parola Toyota e sostituirla con il proprio nome, con quello della ditta o dello studio. Un esercizio di umiltà, ma di grande efficacia per tutti noi, giornalisti e operatori dei media in testa. Chi non innova, è la conclusione inevitabile, perde. Chi non cambia soccombe. Chi non ricerca si ferma. In nessun paese come in Italia la lezione va appresa a memoria. La crisi impone come non mai la tecnica del kaizen, del miglioramento costante e totale. Con la consapevolezza che il miglioramento è come una stella cadente, si vede quando è già spenta. La vera qualità c'è quando è la perfezione stessa a essere messa in discussione.
E, forse, da oggi bisognerà anche accettare l'idea che – come insegna la clamorosa "distrazione" della Toyota – la vecchia morale del calcio è sbagliata e squadra che vince si cambia. Anche questo è kaizen.