Perché puntare i riflettori sui dieci grandi cantieri infrastrutturali che si apriranno nei paesi emergenti nel 2010? La risposta è presto detta: è in corso la partita più accesa della corsa alla competitività del futuro. E la partita si giocherà proprio nel decennio che va a cominciare e proprio nei paesi un tempo poveri e in sviluppo. Spesso però facilitati per essere liberi dalla zavorra delle ere tecnologiche del passato: si possono meglio costruire le autostrade delle moderne telecomunicazioni in paesi che hanno saltato a pie' pari la fase della telefonia fissa. Un esempio per tutti? L'Indonesia che inizierà a investire nel 2010 1,6 miliardi di dollari per il progetto Palapa Ring, un anello in fibra ottica che cablerà l'intero arcipelogo con 35mila km di cavi sottomarini e sotterranei (vedi pag. 21).
In verità è una gara che giocano anche paesi tradizionalmente avanzati: dalla scommessa sulle ferrovie del futuro (con i posti di lavoro che binari, locomotori e servizi collegati renderanno possibili) negli Usa alla Green economy cara a Obama. E i nuovi hub logistici, mix di treni ad alta velocità e aeroporti di nuova generazione, in gestazione in Germania o in Francia.
Con una differenza, quanto alla realtà italiana: negli emergenti come negli emersi, non affetti da miopia programmatica e da interminabili beghe politiche interne, esistono piani concreti, non roboanti ma sterili effetti annuncio. E la posa della prima pietra di un cantiere non resta cerimonia fine a se stessa. In gioco c'è l'uscita dalla crisi più dura, con massicce dosi di cura keynesiana. Ma soprattutto la creazione di un sistema paese al passo con la velocità dei tempi e le nuove "inesorabili" regole della globalizzazione.
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