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A partire dalla neutralità delle tecnologie che possono essere impiegate, la cui scelta dovrebbe essere guidata solo da ragioni di efficienza. Per questo se in molte aree a "fallimento di mercato" è stata potenziata la rete fissa d'accesso (quella che arriva in tutte le case) per assicurare un collegamento superiore ad almeno uno o due megabit al secondo, in altre sono state utilizzate tecnologie radio, come il wimax, l'hiperlan o la banda larga mobile. La scelta dipende generalmente dai costi d'infrastrutturazione e dalla densità degli utenti. Poiché con le tecnologie radio tutti gli utenti di una data area condividono la stessa ampiezza di banda, maggiore è il numero delle connessioni contemporanee, minore è la velocità effettiva di connessione. Sia le tecnologie della rete fissa che quelle della rete mobile stanno evolvendo rapidamente, così come le esigenze degli utenti. La scelta delle tecnologie per affrontare il divario digitale non può quindi essere guidata o condizionata da pregiudizi o interessi particolari, ma dovrebbe essere sempre il risultato di un confronto tra obiettivi di medio periodo, costi e prestazioni.
Il Piano elaborato dal viceministro Romani va in questa direzione. Così come molti degli Accordi di programma-quadro che le regioni più sensibili alla riduzione del divario digitale hanno siglato con il ministero dello Sviluppo economico.
Il costo dell'eliminazione pressoché totale del divario digitale ancora esistente, affrontato con i termini che ho appena descritto, viene stimata in circa 1,5 miliardi, di cui una parte (circa 250 milioni) a carico degli operatori privati. Un intervento ben lontano dai circa 10 miliardi necessari per portare la banda ultralarga (oltre i 50 megabit al secondo) a circa il 70% della popolazione, che è il secondo e ben distinto problema. Un problema che, proprio per la sua ingente dimensione finanziaria, richiederà il contributo di una molteplicità di soggetti, pubblici e privati, nella misura e nelle forme che il mercato e le regole che lo governano definiranno.
È certo comunque che l'eliminazione del divario digitale avrebbe un effetto consistente di stimolo immediato per gran parte della filiera Ict e permetterebbe l'avvio di un ampio processo di digitalizzazione dell'economia, che a quel punto sarebbe possibile con uno switch-off simile a quello in corso per il Dtt.
La strada da seguire è ben conosciuta. Il piano Romani e il piano Brunetta ne rappresentano le prime importanti pietre su cui costruire. Le prossime elezioni regionali rappresentano un'importante occasione per mettere a fuoco le strategie d'intervento nei singoli territori e impegnare i candidati su precisi programmi d'intervento in questa direzione. Quindi guardiamo pure allo sviluppo delle reti di telecomunicazione come il progetto "Italia", ma cominciamo subito ad operare per l'eliminazione del divario digitale e per l'alfabetizzazione digitale del paese. Se saremo in grado di realizzare rapidamente questi primi, ma fondamentali passi, il resto del cammino troverà facilmente una rapida risposta dagli operatori sul mercato e darà una spinta fenomenale all'industria nazionale dell'Ict.