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Banche: il protezionismo ubriaca tutti

di Donato Masciandaro

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6 febbraio 2010

Gli Stati Uniti seguiranno davvero la svolta bancaria proibizionista proposta dall'ex governatore Paul Volcker? In ogni caso, l'Europa deve assumere una posizione diversa sulle regole globali, cercando un equilibrio tra integrazione dei mercati e loro trasparenza.
Il dibattito triennale sulle riforme da fare in banca e finanza sembrava ormai stancamente in abbrivio, con una pletora di tesi e opinioni a fare da contrappunto alla pressoché totale assenza di vere scelte politiche e tecniche di fondo. Il presidente Obama ha dato un grosso contributo alla ripresa della discussione, annunziando - per l'ennesima volta e al solito con termini molto generici - la volontà di porre mano all'architettura regolamentare finanziaria.
La chiave di volta di tale architettura dovrebbe essere rappresentata dalla cosiddetta opzione Volcker, che nelle sue previsioni estreme vede il ritorno a divieti nella possibilità degli intermediari di scegliere come e se integrare le diverse attività bancarie, eliminati a partire dagli anni 80.

Per valutare l'opzione Volcker occorre utilizzare due parole chiave: responsabilità e informazione. In generale, l'economia di mercato ha bisogno di regole che tutelino il più possibile il principio di responsabilità: ogni scelta economica deve avere effetti che ricadano principalmente su chi compie tale scelta. In tal modo, gli incentivi individuali sono indirizzati correttamente, e gli effetti sugli altri - le esternalità - possono essere rilevate e governate.
In finanza questo significa che le regole devono garantire che chiunque si assuma un rischio sia il principale beneficiario - in positivo e in negativo - delle conseguenze delle sue scelte. Lo strumento principale per conseguire tale obiettivo è l'informazione, che deve essere completa e veritiera, grazie al buon funzionamento delle sue grandi sorgenti: la contabilità e i mercati.

La crisi finanziaria è nata e si è sviluppata perché negli Stati Uniti per almeno due decenni si è deciso di perseguire l'integrazione e la globalizzazione dei mercati - resa possibile dall'innovazione tecnologica - a scapito dell'informazione (vedi sistema finanziario ombra). L'effetto sul livello medio di responsabilizzazione è stato tremendo - leva finanziaria, abusi di mercato - così come sulle esternalità sistemiche (instabilità, fughe agli sportelli). Il deficit informativo si è propagato a catena, colpendo con più forza quei paesi - Stati Uniti ma anche Gran Bretagna - e quegli intermediari che hanno approfittato della scelta più integrazione meno trasparenza. Scoppiata la crisi, gli Stati Uniti hanno dovuto per due anni perseverare nella stessa politica, consentendo ad esempio alle banche d'investimento di accedere a un vantaggio prima negato: il credito fornito dalla Fed.

Ora Obama annunzia un'inversione a "U": faccio marcia indietro sull'integrazione dei mercati, alzando una serie di divieti sull'attività bancaria, al fine di ridurre i rischi di deficit informativi e di responsabilizzazione. È un annuncio credibile? Ma soprattutto: è l'opzione proibizionistica l'unica strada che può prendere la riforma globale delle regole?
No, esiste un'alternativa: coniugare integrazione e informazione. Occorre cioè accettare la sfida di non interrompere il processo d'integrazione dei mercati, creando al contempo i meccanismi che consentano all'informazione - e quindi alla responsabilizzazione - di essere prodotta e diffusa. La strada da percorrere è segnata da quattro paletti: creare mercati per gli strumenti non regolati; ripensare la contabilità; riformare in qualità e quantità gli strumenti (coefficienti) prudenziali, di solvibilità e di liquidità; razionalizzare la vigilanza, consolidandola e separandola dalla politica monetaria. È una strada che gli Stati Uniti per ora non hanno deciso di percorrere; la scorciatoia proibizionista sembra più allettante. Ma è anche più pericolosa, in quanto il proibizionismo rende più facile il protezionismo finanziario.

L'Europa può con più facilità rappresentare una posizione diversa. Nel Vecchio continente, la ricerca dell'integrazione non ha rinunciato alla tutela dell'informazione. Ne sono testimoni il disegno delle regole, l'approccio alla vigilanza, la fisionomia degli intermediari, in media migliori di quelli anglosassoni. Occorre però una forte e comune volontà politica, nonché un tecnocrate almeno prestigioso e capace come il Volcker americano. Potrebbe essere un buon requisito per un futuro presidente della Bce.

6 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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