I fondi pubblici per la ricerca aumenteranno dallo 0,56 allo 0,65% del Pil nel periodo 2010-2012. È quanto prevede il piano nazionale presentato dal ministro Gelmini a dicembre di cui Il Sole 24 Ore anticipa oggi i contenuti a pagina 7. Una rosa è una rosa e un numero è un numero, ma alcune riflessioni proprio a partire da questo dato possono essere fatte. La prima: il 3% previsto dall'agenda di Lisbona come media europea di fondi pubblici da destinare alla ricerca entro il 2010 si è rivelato una chimera (la media è ferma allo 0,65% del Pil). La seconda: l'obiettivo dello 0,65% del Pil fissato dal piano Gelmini è troppo poco ambizioso. Certo, la crisi ha inaridito la fonte delle risorse. Ma nonostante gli sforzi l'Italia rimane ancora lontano dai paesi leader che spendono in ricerca l'1% del Pil e ancora leggermente sotto la media europea. Per non parlare della distanza che separa l'Italia da quel 2% che garantirebbe al paese la benzina per far carburare il motore delle produttività. Però bisogna dare atto al ministro che proprio per le condizioni particolari in cui si è operato un aumento delle risorse è un atto di buona volontà da cui si può partire. Soprattutto se le poche risorse che ci sono verranno utilizzate al meglio e non sprecate come molto spesso è successo in passato.