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Occorrerebbe un patto nazionale sullo sviluppo del Mezzogiorno, al di fuori della retorica. Altrimenti, questa parte del paese resterà un punto cieco della nostra coscienza nazionale, come ha avuto modo ricordare a più riprese il presidente Giorgio Napolitano. Dobbiamo essere coscienti che la società meridionale è ancora dissonante dal compito nazionale di costruire una moderna democrazia di mercato ed europea. Soprattutto nelle grandi aree metropolitane con maggiori condizionamenti mafiosi, dove i problemi di grave malessere democratico si alimentano reciprocamente con le debolezze sociali e culturali dei mercati economici a favore di quelli illegali.
Concluderei nei termini di Tremonti: è possibile che la "corrente continua" sia sufficiente per il resto d'Italia, ma non per il Mezzogiorno a cui occorre uno shock, una svolta.
c.carboni@univpm.it
IL LIBRO
Mariano Maugeri
Tutti gli uomini del viceré, edizioni Bur Rizzoli,
pagg. 224,
€ 10,00.
In libreria da oggi
Intrecci di potere
Il libro è la storia di una casta politica longeva e gelosissima delle sue prerogative, i suoi errori, le omissioni, i colpi bassi. Mese dopo mese, anno dopo anno, la Campania è rotolata in coda a tutte le graduatorie: contrazione del Pil, tasso di occupazione maschile e femminile, numero di lavoratori in nero, emigrazione di neolaureati, evasione dell'obbligo scolastico, criminalità minorile. Sessanta comuni su 95 sono stati sciolti per infiltrazione camorristica nella provincia di Napoli dal 1991 a oggi. Il giornalista del Sole 24 Ore, Mariano Maugeri, narra gli accordi e le storie politiche di coloro che, invece di risollevare le sorti della regione, l'hanno fatta diventare simbolo di un Sud condannato a difficoltà perpetue. A partire dal 1993 la Campania è governata da una classe dirigente che ha raccolto consensi bulgari a ogni consultazione elettorale, una élite di una trentina di persone che si è alternata in tutti i posti chiave dell'amministrrazione al comando di quattro condottieri: Bassolino, Iervolino, De Mita e Mastella.
