L'uscita dalla crisi è il momento giusto per investire in formazione, perché la ripresa chiederà nuove competenze e i paesi con il capitale umano migliore riavvieranno con più forza la corsa. Al messaggio lanciato ieri dal rapporto Ocse sull'educazione tutti hanno risposto «presente». Il ministro Gelmini ha letto nelle tabelle dell'Ocse la conferma che le riforme avviate vanno nel verso giusto, i sindacati (Cgil in testa) ci hanno visto l'esatto contrario.
Le polemiche domestiche sono fisiologiche, ma non devono far dimenticare la posta in gioco. Dalle pensioni alla pubblica amministrazione, la politica di maggioranza e opposizione ha ripetuto che crisi e ripresa sono l'occasione buona per mettere mano alle cose che non vanno. L'idea è tanto più vera per la formazione, anche per quegli aspetti che non sempre fanno notizia. L'Ocse, per esempio, dice che in Italia solo un over 40 ogni 1.000 ha accesso a qualche sistema di formazione, cioè 15 volte meno di quanto accade in media negli altri paesi. La partita vera si svolge anche su questi terreni: senza intervenire sui fondamentali, qualsiasi "eccellenza" rischia di venir buona più per i convegni che per la realtà.